sabato 29 dicembre 2012

La Roma che non c'è più: in mostra le opere di Agostino Muratori



Nessuno oggi è pittore più romano di Agostino Muratori. Le piazze, le ville, il Tevere, le viste dei tetti e del centro, attraversando ogni epoca, costituiscono il soggetto principale del suo lavoro da oltre quarant’anni.Ma la romanità non si esaurisce in ciò che racconta. Ogni suo dipinto è percorso da una vena ironica che si spartisce il dominio delle atmosfere insieme a quella specie di disincanto un po’ amaro e un po’ sornione che tutti i romani conoscono benissimo. E che è sempre più forte nelle ultime opere di questo pittore sessantasettenne, un passato di medico internista, un presente di botanico oltreché pittore, esperto in succulente (quelle che comunemente sono dette piante grasse), bonsai e giardini giapponesi.

LA MATURITÀ
«La vecchiaia porta evidenti limiti fisici e mentali» mi racconta mentre allestisce la sua ultima personale, Storie Dipinte (alla galleria Ca’ d’Oro, piazza di Spagna 81, da oggi fino al 4 gennaio). «Ma c’è anche un vantaggio enorme. Senti di non dover più dimostrare niente a nessuno. E vai per la tua strada in santa pace». Non so se sia questo il segreto che lo sta spingendo verso opere sempre meno calligrafiche e più pittoriche. Come il Giardino del Lago, uno dei luoghi ricorrenti di Muratori, che stavolta compare in tratti molto poco definiti: colori e luci tenui che sembra di essere in Francia. 

Lui si limita a spiegarla in termini tecnici, fedele all’odio tutto romano per la forma più vanitosa di autoindulgenza: «La vista cala. Ti porta più la mano che l’occhio. Questo aiuta a evitare molti orpelli. È tipico dei pittori al termine della loro carriera. Magari non si tratta di una scelta consapevole, però si liberano e innovano e in certi casi addirittura indicano una nuova strada. Prendiamo l’ultimo Poussin. Ci sono cose straordinarie che sembrano anticipare addirittura Cézanne. Alcuni dicono che fosse a causa della vista sempre meno buona e di altre ragioni dovute all’età. Be’, forse anche a me, nel mio piccolo, sta succedendo qualcosa del genere».

INNOVARE
Quel che è certo, per Muratori, è che gli ossessionati dalla dannazione di innovare producono «solo porcherie». E che il suo mestiere innanzitutto è una forma di artigianato. «Ogni quadro che faccio, scopro un trucco nuovo. I trucchi del mestiere sono decisivi e quelli buoni li trovi da solo, non te li insegnano, perché soltanto quelli che hai scoperto con l’esperienza formano la tua personalità, e dunque la riconoscibilità della tua opera». Indica i pini, le piante sulle dune di mare dalle parti di Anzio e Nettuno, l’altro polo privilegiato della sua pittura, in questi ultimi anni sempre più marina. Mi spiega come ormai sia velocissimo nella riproduzione delle schiere di soldati e cavalli, le battaglie a cui si appassionava da bambino e che ha riprodotto in moltissime opere. 

LA COMMITTENZA
Eppoi mi confessa di quanto abbia imparato dipingendo su commissione. «Certe idee non le avrei mai avute» dice raccontando opere con cui abbandona Roma e l’Italia e si spinge in Oriente, in tempi lontani, tra la sensualità degli harem e l’Egitto che ha scelto come immagine di richiamo della mostra. «Molti colleghi si annoiano a dipingere ciò che il committente domanda. Io ci trovo sempre qualcosa che stuzzica la mia curiosità e mi spinge a percorrere strade su cui non mi sarei avventurato. Ci sono matti che chiedono cose impensabili e ti devi mettere lì a immaginare soluzioni. Ne esci con qualche strumento in più da utilizzare per quello a cui tieni». 

LA CAPITALE
E quello a cui Muratori tiene, nonostante finga distacco, è Roma. «Non è che fingo» mi fa «Il fatto è che la mia Roma non c’è più. I luoghi che amavo sono diventati sempre più turistici, di passaggio, caotici, privi d’identità. Tutti che corrono corrono corrono. E tu stai lì e je vorresti di’ «Ao’ ma che te corri? Ma te voi ferma’? Te voi guarda’ intorno?» Anche in questo, però, la vecchiaia mi aiuta. Il segreto infatti lo capisci con l’età ed è uno solo: fottersene. Io con le emozioni forti che vanno di moda adesso non vado d’accordo. Velocità, adrenalina, ma che me ne faccio? A me piace l’emozione moderata ma costante, quasi eterna di un albero secolare».

E così, forse, la Roma più nuova di Muratori in mostra è la città che la neve dell’anno scorso ha fermato in due giorni fuori dal tempo. Niente automobili, niente caos. Silenzio. Solo i rumori dei tonfi di neve caduta dagli alberi di villa Borghese e gli improvvisi crac di rami divelti. Due ragazze imbacuccate che se ne vanno verso il Pincio. Un campanile lontano. I mezzibusti sfregiati di scritte improvvisamente ripuliti dal bianco uniforme.

FONTE: Matteo Nucci (ilmessaggero.it)

sabato 22 dicembre 2012

Da Rembrandt a... Morandi. Gli Uffizi crescono



La Galleria museale di Firenze apre nuove sale. Dal Gabinetto dei disegni, col duetto Rembrandt-Morandi, alle Sala neoclassica della Niobe chiusa da un anno per lavori al pavimento, fino alle sale del secondo '500. Un viaggio più ricco nell'arte fiorentina


FIRENZE - Gli Uffizi, che valgono sempre una visita, sfoderano dal 21 dicembre un ulteriore carnet di eventi che rendono questa istituzione museale un'attrazione. Sarà per merito della mostra   
"Rembrandt visto da Morandi" in scena nelle sale del Gabinetto Disegni e stampa al piano nobile dell'edificio vasariano, un piccolo grande duetto tra il genio dell'epopea d'oro dell'arte olandese del Seicento e il nostro pittore e incisore bolognese del secolo scorso, maestro di un ordine meditatissimo delle forme che nelle "semplici" bottiglie, caraffe, lucerne, ha trovato la sua cifra sublime. 

Sarà per merito anche della riapertura della settecentesca Sala della Niobe, 260 metri quadrati di maestosa neoclassica bellezza pari alle corti di San Pietroburgo e Vienna, come la definì Antonio Paolucci quando era soprintendente al polo museale fiorentino, dopo un anno di chiusura per lavori di consolidamento alle strutture voltate che sostengono il pavimento, resisi necessari dopo che, nel maggio 2011, si era improvvisamente evidenziato nel piano di calpestio un avvallamento, anche per la presenza di statue di notevole peso e per il delicato equilibrio compromesso nel tempo da eventi traumatici, non da ultimo l'attentato nel '93 di via dei Georgofili. 

Val la pena, allora, godersi queste nuove suggestioni che offre la Galleria degli Uffizi, che negli ultimi mesi ha già sfoderato nuovi exploit, dalle Sale Blu (pittori stranieri), alle Sale Rosse (pittura fiorentina del '500). "Rembrandt visto da Morandi", curata da Marzia Faietti e Giorgio Marini, fino al 18 marzo nelle sale del Gabinetto dotate di un nuovo sistema di illuminazione, recupera l'intuizione della mostra bolognese del 2006 ("Rembrandt e Morandi: mutevoli danze di segni incisi"). L'idea è di "guardare Rembrandt" attraverso Morandi con uno scarto di oltre due secoli, anche perché, com'è noto , Morandi, agli inizi della sua formazione autodidattica da incisore, si interessò a Rembrandt. E "per capire il segreto della loro lontanante vicinanza", perché Morandi non scelse la strada dell'imitazione ma dell'emulazione, il confronto è tutto giocato su un repertorio di quaranta opere, venti di Rembrandt e altrettante di Morandi. 

Le diverse "affinità" emergono: all'opulenza tecnica e descrittiva di Rembrandt Morandi sostituisce l'estrema rarefazione della "sua" natura, rinunciando a ogni complicata commissione di acquaforte, puntasecca e bulino per puntare quasi esclusivamente, dopo le sperimentazioni tecniche degli anni fra il 1921 e il 1923, sulle acqueforti. Secondo lo storico studio di Lamberto Vitali del 1957, ancora oggi punto di riferimento critico per la produzione grafica dell'artista bolognese, spicca un "momento rembrandtiano" di Morandi legato alle stampe dei primi anni Venti. A testimoniarlo è soprattutto la "Conchiglia" del 1921, dove Morandi emula ma non copia la sola natura morta dovuta all'olandese, quel "conus marmoreus" del 1650. E' sul piano della verità del segno che spicca questa liaison, nell'emulazione delle potenzialità espressive della linea incisa. 

Ed ecco la Sala della Niobe, trasformata dal gusto "internazionale" di Pietro Leopoldo per accogliere le statue provenienti dalla romana Villa Medici e trasferite a Firenze nel 1770, oggi uno degli esempi più importanti dell'arte e della museografia neoclassica, degno pendant della Tribuna nello sviluppo del percorso espositivo degli Uffizi. A questa, si aggiungono due nuove sale affrescate da Luigi Ademollo, che vanno ad integrarsi nel percorso dedicato alla pittura fiorentina del XVI secolo. La prima sala sfodera infatti i dipinti di Giorgio Vasari e Alessandro Allori, mentre nella seconda sfilano opere di artisti del secondo '500 fiorentino, alcuni dei quali attivi nello Studiolo di Francesco I dè Medici. 

"Opere che - come avverte Antonio Natali direttore degli Uffizi - se la sequenza degli spazi l'avesse consentito, avremmo esposto di seguito alle creazioni del Bronzino, ma che parimenti risultano plausibili, in un tragitto dell'arte a Firenze nel sedicesimo secolo, in virtù delle relazioni che comunque corrono fra il Pontormo e i pittori che ora qui trovano luogo". Insomma, un motivo in più per correre a visitare gli Uffizi, grazie alla sinergia tra Soprintendenza al polo museale romano e Soprintendenza ai beni architettonici di Firenze.

Notizie utili - "Rembrandt visto da Morandi", dal 20 dicembre al 18 marzo 2013; nuove Sale della Galleria, dal 21 dicembre. Galleria degli Uffizi, piazzale degli Uffizi, 5. Firenze.
Orario: martedì-domenica 8.15-18.50 
Ingresso: con il biglietto della Galleria degli Uffizi €6,50
Informazioni: 055-294883

martedì 18 dicembre 2012

Pisanello, Perugino, Beato Angelico. Per Natale, "assoli" del Rinascimento


A Torino, a Palazzo Madama, va in mostra il ritratto di Lionello d'Este di Pisanello, capolavoro del '400. Ma non è l'unico expo solitario. A Perugia la Galleria nazionale sfoggia l'Annunciazione del "divin pittore" e a Roma la Galleria Borghese accoglie l'Annunciazione del Beato Angelico

Tutto iniziò con una gara. Un duello in punta di pennello, tra due virtuosi maestri del Rinascimento veneto, Pisanello e Jacopo Bellini alla corte estense di Ferrara. Un confronto celebrato dai letterati del tempo, per testimoniare l’alta considerazione raggiunta dalle arti figurative nell’ambiente delle corti italiane del '400. Una contesa che animò l'impeto dei pittori nella prima metà del 1441 fomentata da Niccolò III d'Este, per cui suo figlio Lionello si offrì di posare. Dalla testimonianza del poeta Ulisse Aleotti ne uscì vincitore Bellini, ma Pisanello non per questo ebbe scarsa fortuna a Ferrara, anche perchè lo stesso Lionello gli fece realizzare ben sei medaglie celebrative del suo fasto.

Un talento da medagliere che rese particolarmente celebre Antonio Pisano. Ma in quell'occasione nacque il ritratto del marchese Lionello d’Este, signore di Ferrara dal 1441 al 1450, considerato uno dei capolavori più celebri dell'arte italiana. Una piccola (28x19 centimetri) grande - grandissima - tempera su tavola, che dal 13 dicembre al 13 gennaio viene esposta in un assolo all'altezza della sua importanza a Palazzo Madama, una sorta di regalo per il pubblico torinese che arriva dall'Accademia Carrara di Bergamo, chiusa per interventi di restauro fino al 2014. Una mostra realizzata grazie al finanziamento spontaneo da parte del pubblico che lo scorso anno ha donato 16 mila euro.

Già restaurata nel 2008 dall'Opificio delle Pietre Dure, può sfoderare tutto il suo charme cromatico che tanto attinge alla briosa grazia del gotico internazionale sulla scia dell'influenza di Gentile da Fabriano. E nell'opera emerge tutto il suo estro nel rielaborare il modello numismatico, strategia figurativa per idealizzare l’immagine, inventando così a Ferrara la medaglia celebrativa, sintomo della rinascimentale riscoperta dell’uomo e della necessità di legittimazione dei principi con riferimento culturale all’antichità classica. Il marchese appare col busto di profilo, simile ai ritratti delle monete imperiali romane.

Il suo profilo si delinea con fierezza sullo sfondo blu scuro del cielo, in uno spazio reso più profondo dalla siepe di rose che gioca in funzione di quinta ravvicinata. La spalla marca il primo piano con un ricco broccato a fili d’oro e bordure di velluto su cui spiccano grandi bottoni perlacei. Il volto è contraddistinto dall’impasto prezioso del colore, accarezzato dalla luce che si dirama in sottilissime ombre a definire i tratti essenziali, quasi incisi, della fisionomia. In queste feste natalizie, gli assoli di star del Rinascimento italiano sembrano essere il guizzo culturale nel panorama nazionale.

Dal "profano" Pisanello al sacro del Perugino e del Beato Angelico. A Perugia, la Galleria nazionale dell’Umbria sfoggia un capolavoro come l’Annunciazione Ranieri del "divin pittore", opera privata che l’omonima famiglia perugina ha concesso in deposito al museo (deposito temporaneo di cinque anni, rinnovabile tacitamente per altri cinque). Una piccola tavola (55,5x42 centimetri) straordinaria nella sua armonia rinascimentale tra elegante struttura prospettica e viva atmosfera emotiva dei personaggi.

A Roma, alla Galleria Borghese, dal 13 dicembre al 10 febbraio viene ospitata l'Annunciazione del Beato Angelico arrivata da Cortona, primo di cinque assoli consecutivi di capolavori assoluti di arte sacra che accompagnano il progetto dell’Anno della Fede. Considerata il primo indubbio capolavoro dell'artista, è tutta spirata dalle concezioni architettoniche di Filippo Brunelleschi. Un gioco di perfezione all'insegna della “pala quadrata”, già sperimentata da Masaccio, in cui la sobria cornice impone alla scena centrale l’unità dello spazio governato da precisa prospettiva. L'arioso loggiato rinascimentale incornicia la purezza e la castità della Vergine Maria seduta in preghiera.

Notizie utili - "Ritratto di Lionello d’Este dipinto da Antonio Pisano, detto Pisanello", dal 13 dicembre al 13 gennaio 2013, Palazzo Madama, Museo Civico d’Arte Antica Corte Medievale - Piazza Castello, Torino

Ingresso libero.

Orario : martedì – sabato ore 10-18, domenica 10-19, chiuso lunedì. Giorni di festività: 24 dicembre 10-14.00 (chiuso il pomeriggio), 25 dicembre chiuso, 26 dicembre 10-18, 31 dicembre 10-14 chiuso il pomeriggio, 1 gennaio 14-18, 6 gennaio 10-19.

Informazioni: 011 4433501
 
FONTE: Laura Larcan (repubblica.it)

domenica 9 dicembre 2012

A Venezia una settimana di Performance Art


Partecipano 31 artisti provenienti da tutto il mondo. In programma azioni dal vivo, installazioni, fotografie, video e incontri

La Venice International Performance Art Week,da sabato 8 a sabato 15 dicembre 2012, è un progetto espositivo di Live art al quale partecipano 31 artisti provenienti da tutto il mondo, pionieri e maestri della Performance art, unitamente ad artisti di nuova tendenza. Un format nuovo, dinamico, articolato in un programma vibrante di azioni dal vivo, installazioni, documentazioni fotografiche, video, film, incontri giornalieri con il pubblico dove gli artisti partecipanti discuteranno di autenticità, intelligenza emozionale, interconnettività, situazioni sociali e politiche e come il Sé si rapporta a esse. Gli intenti del progetto sono anche educativi: l’evento, concepito nel lungo termine, prevede la realizzazione di laboratori e seminari sulla Performance art, su scala internazionale, da realizzarsi a Venezia in sinergia a istituzioni culturali già esistenti e operanti in città, nell’arco dell’anno.  

Questa pratica artistica non rappresenta, non ritrae, non imita: esprime il reale, analizzando codici e sistemi relazionali alla ricerca di nuove possibilità e riflessioni. Effimera per sua stessa natura, la Performance art assume il corpo dell’artista come principale mezzo espressivo e coinvolge direttamente lo spettatore sia sul piano intellettivo sia su quello emozionale. La comunicazione bidirezionale che può innescarsi tra performer e pubblico il suo elemento essenziale. 

All’evento, curato da Andrea Pagne, partecipano gli artisti internazionali: Yoko Ono (Nutopia), Valie Export (Austria), Hermann Nitsch (Austria), Jan Fabre (Belgio), Ilija Šoškić (Montenegro/Italia), Boris Nieslony (Germania), Jill Orr (Australia), Lee Wen (Singapore), Gonzalo Rabanal (Cile), Helena Goldwater (Regno Unito), Snežana Golubović (Serbia/Germania), Jason Lim (Singapore), Manuel Vason (Italia/Regno Unito), Joseph Ravens (USA), Prem Sarjo (Cile), Suka Off (Polonia), Nelda Ramos (Argentina), Shima (Brasile), BBB Johannes Deimling (Germania/Norvegia), VestAndPage (Germania/Italia), Santiago Cao (Argentina), Francesca Fini (Italia), Francesco Kiàis (Italia/Grecia), Wanda Moretti | Il Posto (Italia), Gabriela Alonso (Argentina), Alvaro Pereda Roa (Cile), Andrea Morucchio (Italia), Macarena Perich Rosas (Cile), Marcus Vinicius (Brasile), Weeks & Whitford (Regno Unito), David Dalla Venezia (Francia/Italia), Zierle & Carter (Regno Unito). 

FONTE: lastampa.it

sabato 8 dicembre 2012

Il senso di Canova per il disegno



A Roma, a Palazzo Braschi, una grande mostra presenta quasi 80 fogli di Canova, i bozzetti e gli studi preparatori dei suoi monumenti, ritratti e gruppi mitologici. Un viaggio nella creatività intima del genio di Possagno


"Solea gittare in carta il suo pensiero con pochi e semplicissimi tratti, che più volte ritoccava e modificava". Sono le parole dello storico dell'arte Leopoldo Cicognara che restituiscono il senso del disegno per Antonio Canova, artista sommo di finezza e grazia ideale, maestro di nostalgica e perfetta bellezza classica (1757-1822). Per Canova il significato "segreto" del disegno era quella romantica ed emotiva urgenza di trasporre il pensiero sulla carta, ad evocare una modernità esistenziale e di prassi artistica. Ed è questa "sorpresa" che vuole restituire la bella mostra "Canova. Il segno della gloria. Disegni, dipinti e sculture" visitabile dal 5 dicembre al 7 aprile nelle sale del Museo di Roma a Palazzo Braschi. 

Il percorso offre lo spettacolo di 79 disegni, selezionati dai circa 1800 esemplari che impreziosiscono la più grande raccolta al mondo di disegni di un artista, donata a metà Ottocento all'appena inaugurato Museo Civico di Bassano da Giambattista Sartori Canova, fratellastro dell'artista ed erede universale. Il corpus delle carte è accompagnato da 15 acqueforti delle opere realizzate, 6 modelli originali in gesso, 4 tempere, un dipinto ad olio, due terrecotte e due marmi. Un repertorio che lascia evocare in tutta la sua sottile complessità il passaggio dalla fase ideativa alla realizzazione dell'opera. A firmare l'evento, l'organizzazione dell'associazione Metamorfosi presieduta da Pietro Folena, e la curatela di Giuliana Ericani, direttrice del Museo Biblioteca Archivio di Bassano del Grappa, in collaborazione con l'Assessorato capitolino alla Cultura. "Pensieri delineati a lapis", era la sintetica descrizione che Giambattista Sartori faceva dei disegni dell'illustre fratello: appunti, idee, embrioni di genialità che segnavano la prima fase dell'"invenzione" e consentono oggi di seguire attraverso la loro lettura tutte le fasi della nascita delle opere. E la mostra offre proprio questa indagine inedita sulla preparazione del capolavoro piena di immediatezza espressiva di questo artista figlio di uno scalpellino. 

Cresciuto e formatosi a Venezia, ma maturato a Roma nel segno dell'studio dell'antico tra la scuola del nudo all'Accademia di Francia e il Museo capitolino, Canova riuscì a sintetizzare "la nobile semplicità e la quieta grandezza", ossia l'ideale dell'arte greca secondo lo studioso Winckelmann. Da qui fioccarono le illustri committenze ufficiali, tra ritratti, monumenti funebri, gruppi mitologici, col quartier generale al Vaticano, fino all'epoca napoleonica che segnò l'apice della sua fama internazionale, diventando il rappresentante di punta dell'internazionalismo della cultura neoclassica. 

"Partire dal disegno per indagare il pensiero di Canova, i modi della sua invenzione, le ragioni stilistiche e culturali che sono alla base delle sue realizzazioni in pittura e scultura può essere un'operazione interessante ed è quanto si propone questa nuova mostra su Antonio Canova- sottolinea la curatrice Giuliana Ericani - Partendo dal disegno, la mostra individua due principali percorsi di lettura dell'opera canoviana, il rapporto con la scultura antica delle collezioni romane e con i personaggi storici e della cultura del suo tempo". 

E il retroscena più intimo e privato di questa carriera è regalato dai disegni che sfilano in mostra, che hanno forgiato l'anima più autentica dei suoi capolavori, tra i monumenti e le sculture di Clemente XIV, Napoleone Bonaparte, Maria Luisa d'Asburgo, Maria Cristina d'Austria, Carlo III e Ferdinando I di Borbone, George Washington, Vittorio Alfieri, Orazio Nelson, e Paolina Borghese Bonaparte, fino alle opere commissionate da re Giorgio IV d'Inghilterra e Joséphine de Beauharnais Bonaparte. Chicca del percorso è poter vedere a confronto le incisioni fatte eseguire da Canova per offrire l'immagine dell'opera realizzata ed alcune opere, come i cinque bozzetti in gesso e in terracotta e due dipinti, parte integrante dell'iter della realizzazione. Momento clou, i disegni per tre importanti opere realizzate, la Venere Italica, il Creugante e Damosseno per Pio VII e l'Ercole e Lica per il banchiere Torlonia. 

Notizie utili - "Canova. Il segno della gloria. Disegni, dipinti e sculture", dal 5 dicembre al 7 aprile 2013, Museo di Roma Palazzo Braschi , ingresso da Piazza Navona, 2. Roma
Orari: Martedì-Domenica ore 10.00-20, chiuso lunedì
Ingresso: integrato museo + mostra: intero € 11, ridotto € 9
Informazioni: 060608
Catalogo: Palombi Editore

FONTE: Laura Larcan (repubblica.it)

domenica 25 novembre 2012

Il Contemporaneo e la profezia dei Maya "Artissima" sfida la fine del mondo



A Torino apre la fiera dell'arte contemporanea che lancia un esperimento inedito. Una mostra diffusa in cinque musei con artisti internazionali che riflettono sull'apocalisse predetta dalla civiltà precolombiana


Una grande mostra diffusa, che abbraccia i cinque musei del contemporaneo della città, per un progetto espositivo che coinvolge un "assolo" di cinque artisti internazionali tra i più interessanti sulla scena attuale. E' questo l'esperimento inedito che mette in campo "Artissima 2012", la fiera internazionale d’arte contemporanea al via dal 9 novembre sotto la direzione di Sarah Cosulich Canarutto. Si chiama "It’s Not the End of the World", titolo quanto mai evocativo che gioca con arguta irriverenza con l'apocalittica profezia dei Mayasulla fine del mondo nel dicembre 2012, ma anche con la schizofrenica situazione del finanziamento alla cultura in Italia.

Il progetto mette a sistema le principali istituzioni museali del territorio torinese: Castello di Rivoli Museo d’Arte ContemporaneaGam Galleria Civica d’Arte Moderna e ContemporaneaFondazione Merz e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, con il coinvolgimento di Palazzo Madama. Ogni sede inaugura il suo show che si protrae oltre la chiusura della kermesse (11 novembre) per rimanere visitabile fino al 6 gennaio. Fil rouge della mostra itinerante è una riflessione - tra il sarcastico e il poetico, l'irriverente e il doloroso, l'ottimismo utopistico e la consolazione - sulla realtà del mondo che ci circonda con le sue diverse realtà e contraddizioni. Tutti gli artisti protagonisti hanno creato un intervento specifico per la sede che li ha ospitati, prediligendo i linguaggi delle installazioni video e delle performance.
Cominciamo dal Castello di Rivoli dove la mianese Paola Pivi, classe '71, porta "Tulkus 1880 to 2018", un lavoro incentrato sul tulku, la figura religiosa del Buddhismo tibetano, ritenuta la reincarnazione di altri influenti maestri. Un lavoro colossale ed enciclopedico, frutto di due anni di ricerche e indagini da parte di un team di esperti a livello internazionale che ha raccolto e catalogato migliaia di immagini. Paola Pivi, infatti, orchestra una monumentale summa fotografica di tutti i turku nel mondo. "E' il primo tentativo di censimento dei tulku di tutte le scuole buddiste tibetane, condotto fin nelle aree geografiche più estreme - racconta il curatore Davide Trapezi - Si tratta di un’impresa unica e senza precedenti che, nell’organizzazione e presentazione di queste immagini, lega la ricerca accademica al mondo dell’arte contemporanea. La raccolta sta avvenendo in molte aree del mondo, con immagini trovate in templi, musei, archivi, studi, ma anche prese in prestito da privati, scansionate e restituite, o scattate da fotografi professionisti in templi o circostanze private. Molte di queste immagini raccontano la storia della diaspora tibetana".
Alla Gam va in scena "Homeless Paradise" del russo Valery Koshlyakov, classe '62, che propone un'installazione site-specific negli spazi di ingresso del museo. L'opera consiste nella realizzazione di un secondo accesso temporaneo, sopra e sotto la pensilina di accesso al museo, concepito come collegamento ideale tra realtà civile e mondo dell’arte. "Con realismo e poesia Koshlyakov invita il visitatore in una città immaginaria, un rifugio abitativo che gli uomini arrangiano per la loro sopravvivenza, come un’Arca di Noè, fatta di materiali semplici e poveri - spiegano i curatori Anna Musini e Gregorio Mazzonis - Un accampamento che sembra essere sorto spontaneamente, registrando il ricordo di esperienze vissute, di un vagabondare randagio, di una condizione nomade".
Alla Fondazione Merz arriva "Beirut, I Love You – A Work in Progress" della londinese trentaseienne Zena el Khalil che vive e lavora a Beirut. Si tratta di una  video-installazione realizzata intorno ai temi e ai personaggi di un lungometraggio girato in collaborazione con il regista Gigi Roccati, ispirato all’omonimo romanzo e memoir pubblicato dall’artista nel 2008. "Il video racconta una storia universale di amore tra due grandi amiche, ambientata sulla linea dei conflitti globali, nel crepuscolo del secondo millennio - dice la curatrice Maria Centonze - è un atto di resistenza che rivendica la bellezza contro la costante minaccia della guerra. Con questo progetto Zena el Khalil mira a rompere gli stereotipi, costruendo metaforici ponti tra Oriente e Occidente".
Alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo spicca "The End – Venezia" dell'islandese Ragnar Kjartansson, classe '76, già presentato nel 2009 alla Biennale di Venezia per il padiglione Islandese. Da portentoso performer, Kjartansson infonde al suo lavoro un gusto per la teatralità, la messinscena, la recitazione, come dimostra il suo lavoro che evoca la mirabolante impresa compiuta a Venezia, quando con una performance di sei mesi, l'artista ha dipinto giorno dopo giorno lo stesso soggetto in costume da bagno. Kjartansson ha vissuto i panni di un pittore bohémien, che nel proprio studio sul Canal Grande passava il tempo dipingendo, giorno dopo giorno, il ritratto dello stesso giovane modello (l’amico e artista Páll Haukur Björnsson), che si aggirava languido nello studio, fumando sigarette, bevendo birra, ascoltando musica e posando per l’artista. I 144 dipinti che compongono l'opera sono il documento artistico di questa esperienza. E l’installazione ha l’aspetto di un’antica quadreria.
Infine, nella corte medievale di Palazzo Madama il rumeno Dan Perjovschi, classe '61, porta l'installazione site-specific "Ruin Politics". "Dan Perjovschi presenta una nuova serie di disegni realizzati direttamente sul pavimento della Corte, uno spazio fortemente connotato dalla presenza di rovine d’epoca romana - racconta la curatrice, la stessa  Sarah Cosulich Canarutto - Proprio l’idea di rovina diviene punto di partenza per un’analisi dell’artista sulla società contemporanea, spaziando da problematiche globali a questioni specificatamente europee per arrivare a toccare l’Italia con le sue realtà e contrasti".

Notizie utili - "Artissima 2012. It’s Not the End of the World", dal 9 novembre al 6 gennaio 2013, ad eccezione della mostra a Palazzo Madama, che chiuderà il giorno 8 dicembre 2012. Varie sedi, Torino.
Ingresso: secondo tariffa ordinaria (gratis Palazzo Madama).
Informazioni: 011-19744106 

lunedì 19 novembre 2012

Universal, 100 anni di storia del cinema



In mostra alla Galleria Alberto Sordi di Roma

Tra i numerosi appuntamenti del Festival del Cinema di Roma 2012 vi segnaliamo la mostra allestita alla Galleria Alberto Sordi per celebrare il100esimo anniversario di Universal Pictures, la major più antica dell’industria mondiale dell’entertainment.
20 grandi poster raccontano un secolo di storia del cinema attreverso la selezione di alcuni fotogrammi cult.
Un’occasione per ripercorrere le scene più memorabili delle pellicole uscite sul grande schermo, dal film muto Il Gobbo di Notre Dame del 1923 al fantasy di quest’anno Biancaneve e il Cacciatore passando perGli Uccelli di Alfred Hitchcock, Lo Squalo ed E.T. di Steven Spielberg, ScarfaceSchindler’s ListI Blues BrothersIl Gladiatore.
La mostra fotografica è stata inaugurata da David Moscato, Amministratore Delegato di Universal HE, con la partecipazione di Adriano Pintaldi, profondo conoscitore della storia del cinema in generale e, in particolare di quella di Universal.
Le immagini sono corredate da informazioni e curiosità sui personaggi e le storie che fanno ormai parte dell’immaginario collettivo.
Non resta che appuntarsi i 20 titoli scelti dall’archivio Universal Pictures per un ripasso cinefilo.
La mostra, in scena dal 9 al 17 novembre 2012, ci ricorda che il cinema è un patrimonio davvero“Universale”.

Ecco l’elenco completo dei film in rassegna:
Il Gobbo di Notre Dame – 1923
Il Fantasma dell’Opera – 1925
Dracula – 1931
Frankenstein – 1931
L’Uomo Lupo – 1941
Il Mostro della Laguna Nera – 1954
Il Letto Racconta – 1959
Il Buio Oltre la Siepe – 1962
Gli Uccelli – 1963
La Stangata- 1973
Lo Squalo- 1975
Apocalypse Now – 1979
The Blues Brother– 1980
E.T. L’Extra-Terrestre – 1982
Scarface – 1983
Schindler’s List  – 1993
Apollo 13 – 1995
Il Gladiatore – 2000
Bastardi Senza Gloria – 2009
Biancaneve e il Cacciatore – 2012

FONTE: luxgallery.it

sabato 17 novembre 2012

Voyage Pittoresque Factory



Un nuovo spazio per l’arte a Napoli

Dopo l’inaugurazione meneghina di Spazio Giglio Arte, ecco che anche la città partenopea apre una nuova location dedicata all’arte.
Il nuovo indirizzo per gli amanti del settore si chiama Voyage Pittoresque Factory ed è stato inaugurato il 10 novembre 2012 in corso Vittorio Emanuele 682.
Questo spazio multi concept da 750 metri quadrati è allo stesso tempo un laboratorio creativo e una galleria espositiva, una biblioteca e un luogo di incontro, un’officina dal sapore rétro ma con strumentazioni hi-tech per la produzione di stampe artistiche e non solo.
L’ingresso è libero: i visitatori possono ammirare le opere in mostra, consultare un libro, acquistare un prodotto tipografico.
Voyage Pittoresque Factory organizza poi corsi d’arte per adulti e ragazzi, incontri culturali,presentazioni di libriproiezioniaperitivi.
L’ambiente, ristrutturato dall’architetto Diego Lama e dallo studio Altromodo, è luminoso e reso ancora più accogliente dal design degli interni curato da Gennaro Regina che ripropone atmosfere e suggestioni da vecchio loft metropolitano con poltrone in pelle vintage, pochi mobili Déco, tubazioni a vista ed altri elementi lasciati volutamente grezzi.
“Questa non è una galleria, ma un laboratorio dell’arte. Il mio è un progetto culturale più che commerciale, sono convinto che l’unico modo per cambiare la città sia fare cultura”, spiega Regina, artista e imprenditore, già noto per le sue intuizioni pittoriche e la recente mostra al PAN “L’urlo del Vesuvio”.
Voyage Pittoresque Factory, non un semplice atelier ma una fucina del sapere.

Voyage Pittoresque Factory
C.so Vittorio Emanuele, 682
tel. 081 5621361
www.voyagepittoresque.it

sabato 10 novembre 2012

Artissima 2012


Dal 9 all’11 novembre a Torino

Torino è in questi giorni la capitale italiana dell’arte. Se ieri si è aperto il sipario su Photissima Art Fair, oggi prende il via la kermesse Internazionale d’Arte Contemporanea Artissima.
Per la prima volta sotto la direzione di Sarah Cosulich Canarutto, la fiera è in scena fino all’11 novembre negli spazi dell’Oval, Lingotto Fiere.
Artissima si conferma un appuntamento di alto livello, dinamico e coinvolgente, non solo per l’importante selezione di gallerie presenti, ma anche grazie a nuove iniziative in grado di allargare il raggio di azione della fiera dall’Oval fino alle numerose istituzioni artistiche e culturali della cittàI padiglioni della fiera ospitano 172 gallerie (53 italiane e 119 straniere) suddivise nelle tradizionali quattro sezioni: Main Section, New Entries, Present Future, Back to the Future. Art Editions, novità del 2012, propone un’interessante selezione di 5 spazi riservati alle edizioni d’arte.
Per una pausa a tema vi segnaliamo Con/TEXT, una nuova piattaforma che raccoglie le pubblicazioni, le edizioni d’arte, il bookshop e il book corner dove potersi rilassare, leggere, sfogliare riviste e libri, riflettere e condividere idee. In questa area sono gli arredamenti di lusso firmati Tisettanta a farla da padrone.
Se invece volete essere accompagnati da guide esclusive non resta che affidarsi alla competenza di collezionisti e curatori internazionali “prenotabili” nel calendario Art Walks.
Il programma collaterale si sviluppa interamente al di fuori dell’Oval attreverso due iniziative.
It’s Not the End of the World attiva una collaborazione tra Artissima e le più importanti istituzioni torinesi di arte contemporanea (Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, GAM Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Fondazione Merz e Fondazione Sandretto Re Rebaudengo) per costruire insieme una mostra diffusa.
Artissima LIDO crea un percorso di progetti sperimentali in musei e spazi inusuali del Quadrilatero Romano, nel centro storico di Torino.

FONTE: luxgallery.it

venerdì 9 novembre 2012

Google Art Project si "allarga". Entrano altri quattro musei italiani



Aggiunge 29 nuove strutture al progetto del motore di ricerca che permette agli utenti internet di visitare virtualmente gli spazi più famosi al mondo. Siena, Genova, Milano e Firenze le new entry del nostro Paese


Google continua il suo viaggio virtuale 1alla scoperta dei musei più importanti del mondo aggiungendone 29 al suo già cospicuo database online. Tra i nuovi arrivati, quattro musei italiani. Si tratta dellaFondazione Musei Senesi 2, i Musei di Strada Nuova a Genova 3, il Museo Poldi Pezzoli 4 a Milano e del Museo di Palazzo Vecchio 5 a Firenze che si affiancano ora allaGalleria degli Uffizi 6 e ai Musei Capitolini 7 già partner diGoogle Art Project 8 rispettivamente dal febbraio 2011 e dall'aprile 2012. "Portare online un'opera d'arte  -  spiega Amit Sood, alla guida del progetto - è frutto di un grande impegno e investimento di risorse da parte dei nostri partner. E' incredibile vedere come, in pochi anni, si sia riusciti a portarne un tale numero di musei su un'unica piattaforma online".

Grazie a questo progetto è possibile visitare virtualmente 180 spazi museali, distribuiti nelle varie parti del mondo: dal Museo dell'Acropoli di Atene alla Serpentine Gallery di Londra, fino al Metropolitan Museum of Art di New York. Sono varie le modalità di fruizione delle opere d'arte e dei musei. L'utente può "passeggiare" all'interno delle sale usando la tipica funzione "street view" del motore di ricerca (quella presente anche su Google Maps), esaminare una vasta gamma di opere d'arte nei minimi particolari, fino alla più piccola pennellata, fare un tour virtuale e persino creare le proprie collezioni personali da condividere.  Il progetto finora ha attirato oltre 15 milioni di visitatori online di tutto il mondo. Ognuna delle strutture coinvolte ha lavorato a stretto contatto con Google, offrendo la propria consulenza ed esperienza in tutte le fasi del progetto: dalla scelta delle opere al taglio delle foto, fino alle informazioni fornite a corredo.

Con questa terza edizione, la piattaforma di Google Art Project si arricchisce anche di due nuove funzioni, "Confronta" e "Hangout'. La prima consente di esaminare in parallelo due opere d'arte, la seconda, di creare una visita virtuale personalizzata del museo, scegliendo le opere d'arte preferite tra tutte quelle presenti nella piattaforma. Attualmente con Google Art Project sono visibili online oltre 35 mila opere d'arte e più di 300 mila gallery create dalle utenze.

FONTE: Ugo Leo (repubblica.it)

mercoledì 7 novembre 2012

L’Italia verso la Grande Guerra al Vittoriano


Fino al 6 gennaio a Roma l’allestimento con oltre 200 documenti


"Verso la Grande Guerra", è la mostra visitabile da oggi al 6 gennaio al Vittoriano di Roma, che commemora la Prima Guerra Mondiale come momento fondamentale nella costruzione del Paese. Foto, documenti, dipinti, incisioni, filmati, oggetti per un allestimento che segna la prima tappa di un percorso triennale che culminerà nel 2014 con la rassegna "La Grande Guerra" in occasione del centenario dall'inizio del conflitto.

Oltre 200 testimonianze, attraverso i più svariati mezzi di espressione, dai documenti alle cartoline, dai giornali di trincea ai quaderni delle scuole del fronte, dalle lettere private alla famiglia ai volumi a stampa di memorie, per documentare l'approccio alla Grande Guerra. L'esposizione è stata curata da Romano Ugolini, presidente dell'Istituto per la storia del Risorgimento italiano e da Marco Pizzo, vicedirettore del Museo Centrale del Risorgimento di Roma.

Organizzato in sezioni, il percorso espositivo parte dalla crisi che chiude il XIX secolo e attraversa l'età Giolittiana con la rivoluzione industriale, il colonialismo, l'Italia degli inizi del '900 tra socialisti e cattolici, arrivando a Gabriele D'Annunzio e alle sue imprese fino allo scoppio della guerra. L'ingresso è gratuito.

FONTE: lospettacolo.it

lunedì 5 novembre 2012

Scarpitta: auto e slitte neodada



Salvatore Scarpitta è il più americano degli artisti italiani e il più italiano degli artisti americani. Nato New York nel 1919 e cresciuto a Los Angeles, si trasferisce nel 1936 a Roma, dove studia all’Accademia. Dopo la guerra (arruolato nella Marina degli Stati Uniti) sviluppa negli Anni 50 la sua ricerca in direzione antipittorica e oggettuale, e nel 1958 presenta alla Galleria La Tartaruga i suoi primi supporti fasciati con bande elastiche incrociate e in tensione. L’anno successivo si trasferisce a New York dove incomincia ad esporre nella galleria dell’amico Leo Castelli, con cui collaborerà a lungo. 

Scarpitta diventa uno dei protagonisti internazionali della svolta neodadaista, e di un rapporto più diretto e vitale fra arte e realtà. Nel 1964, a partire dalla sua passione per le gare automobilistiche (che lo avevano affascinato fin da ragazzo) realizza Rajo Jack Spl, la prima delle sue straordinarie sculture-automobili, ricostruendo con pezzi di recupero la macchina di un pilota nero, emarginato per ragioni razziste. Un’operazione artistica di denuncia politica e un simbolo anche esistenziale dei veri valori di libertà democratica fondati sulla competizione ma anche sulla garanzia dei fondamentali diritti di eguaglianza sociale e economica.  

Questa macchina (installata con due vecchie pompe di benzina ai lati) insieme ad altre successive automobili da competizione, anche effettivamente funzionanti, tutte con il numero 59 e sponsorizzate da Leo Castelli, sono la parte più spettacolare della prima grande retrospettiva italiana dell’artista messa in scena alla Gam di Torino.  

La mostra, curata da Danilo Eccher con la collaborazione di Germano Celant e Luigi Sansone, mette a fuoco gli aspetti più significativi del lavoro di Scarpitta, incentrando l’attenzione sui tre principali temi della sua ricerca: la serie dei quadri fasciati, le macchine da corsa, e gli assemblage costruiti con slitte e sci. Tutti questi lavori affrontano un unico fondamentale problema, quello dei rischi, dei limiti e dell’utopia della libertà dell’uomo.  

SALVATORE SCARPITTA  
TORINO, GALLERIA CIVICA D’ARTE MODERNA E CONTEMPORANEA  
FINO AL 3 FEBBRAIO  

domenica 4 novembre 2012

Soft Pop



Al Guggenheim i primi anni di Oldenburg

l Museo Guggenheim presenta «Claes Oldenburg: gli anni Sessanta». Aperta dal 30 ottobre al 17 febbraio, la mostra riunisce 300 opere, scelte da Achim Hochdörfer, conservatore del Mumok di Vienna, coproduttore della rassegna con il Guggenheim.
Il percorso inizia con l’installazione «The Street», che pone le basi del «Pop urbano», e continua con le rappresentazioni della vita nelle metropoli moderne e con il colorato mondo del consumismo di «The Store». Queste sculture, realizzate con strati di tela impregnata di gesso e dipinta a colori brillanti, sono la dimostrazione dell’ironia che caratterizza la ricerca di Oldenburg (Stoccolma, 1929) sul potenziale metaforico degli oggetti quotidiani, un aspetto che si manifesterà compiutamente nelle sculture monumentali, molte della quali, a partire dal 1976, Oldenburg realizzerà insieme a Coosje van Bruggen, scomparsa nel 2009.
La rassegna comprende le prime «sculture molli» e «Mouse Museum», un museo in miniatura a forma di testa di topo, nel quale il pubblico può ammirare 381 oggetti riuniti dall’artista. Completa la selezione una serie di lavori inediti (disegni, fotografie, film, bozzetti e annotazioni) scelti personalmente da Oldenburg, che offrono una visione dei suoi processi mentali e creativi. In particolare i filmini in super 8, qui proiettati in pubblico per la prima volta, dimostrano l’impegno dell’artista nel cinema, attraverso immagini, spesso sfocate, di oggetti artificiali tramutati in qualcosa di misterioso e mostruoso. Dopo Bilbao, la mostra si trasferirà al MoMA di New York e al Walker Art Center di Minneapolis.

di Roberta Bosco, da Il Giornale dell'Arte numero 324, ottobre 2012

sabato 3 novembre 2012

Se il caveau diventa "expo". La banca svela i suoi capolavori



A Milano, Intesa Sanpaolo inaugura un nuovo spazio espositivo per la sua collezione d'arte italiana del secondo dopoguerra. Da Fontana a Isgrò, oltre 180 opere ripercorrono movimenti e correnti dagli anni '50 agli '80


Anche le banche hanno un'anima artistica. Lo dimostra il progetto espositivo "Cantiere del '900", che nella sede storica della Banca Commerciale Italiana, l'elegante edificio di primo Novecento che si affaccia su piazza della Scala, inaugura al piano terra un nuovo spazio permanente per accogliere la collezione di capolavori del Novecento di Intesa Sanpaolo. Un'occasione da non sottovalutare perchè in questo allestimento inaugurale il curatore Francesco Tedeschi ha orchestrato un repertorio di 189 opere (selezionate su un patrimonio di oltre tremila) firmate dai protagonisti principali del secondo dopoguerra. Ne viene fuori una scansione certosina di tutti i movimenti e le tendenze del secondo Novecento dell'arte italiana, sfoderando una versatilità tecnica tra pittura, scultura, fotografia e installazioni.

E in questo viaggio tutto italiano, scandito dall'allestimento dell'architetto Michele De Lucchi, che riserba anche la soluzione ad effetto del caveau come "deposito aperto" per la curiosità del visitatore. In un percorso articolato in dodici sezioni, si parte  dall'alba degli anni Cinquanta, dalla febbricitante dialettica tra realismo e astrattismo che dominava la scena dell'epoca. Un "duello" che vede schierati i colori lirici e musicali di Afro, i sacchi  di Alberto Burri, i segni tragici di Emilio Vedova, fino ai tagli di Lucio Fontana, raccontato con un nucleo di nove opere. Dall'informale all’astrattismo “concreto” del Mac (Movimento Arte Concreta).

Si comincia ad analizzare gli anni Sessanta attraverso una nuova concezione della pittura "modificata" dalle azioni intellettuali dell'artista, tra Piero Manzoni, Enrico Castellani o Toti Scialoja, per poi accogliere le nuove tecnologie dell'arte“cinetica”. Ecco, poi, le nuove forme di realismo all'insegna della sensibilità pop, da Gastone Novelli, a Schifano, Valerio Adami. E si entra nei meamdri delle nuove avanguardie della seconda metà degli anni Sessanta tra l’Arte Povera e quella concettuale. Con un focus sulla scultura (Staccioli, Colla, Ceroli, Pascali e Giuseppe Maraniello). E si approda agli anni Ottanta e Novanta.

L'allestimento della mostra comprende anche due digressioni monografiche sul "Colore come forma plastica" che parte dalle sperimentazioni cromatiche di Balla e del Futurismo per arrivare alla concezione di una pittura formale come presenza fisica nello spazio, raccontata nell’opera di Piero Dorazio e Giulio Turcato e di altri autori del secondo dopoguerra. L'altro itinerario, "L’ora italiana di Emilio Isgrò", un progetto che l'artista ha dedicato ad uno degli episodi più tragici della recente storia italiana, la strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

Venti tondi lasciano affiorare frammenti di immagini di vita quotidiana colta nelle strade della città in quel periodo, parzialmente cancellate dal colore bianco che ne modifica la leggibilità. Il tutto, accompagnato da un crescente ticchettio di orologio e la modificazione delle condizioni luminose. Non mancano, infine, i supporti multimediali curati da Francesca Pola, che offrono approfondimenti hi-tech sulle opere e gli artisti. 

Notizie utili - "Cantiere del ’900. Opere dalle collezioni Intesa Sanpaolo", Gallerie d’Italia – Piazza Scala, Piazza della Scala, 6. Milano
Orari: da martedì a domenica dalle 9.30 alle 19.30 (ultimo ingresso 18.30), giovedì dalle 9.30 alle 22.30 (ultimo ingresso 21.30), lunedì chiuso
Ingresso e audioguida gratuiti
Infomazioni: numero verde 800.167.619, www.gallerieditalia.com 2
Catalogo: Skira