domenica 29 dicembre 2013

Stagione Liberty alle porte

Dal 1 febbraio i Musei San Domenico ospitano la più completa rassegna mai presentata prima in Italia dedicata all’arte floreale del primo Novecento.

La stagione Liberty sarà oggetto d’indagine di una grande mostra che andrà a completare dal prossimo 1 febbraio il trittico di esposizioni che il San Domenico di Forlì ha dedicato al Novecento, inaugurato nel 2012 con Wildt e proseguito lo scorso anno con “Novecento. Arte e vita in Italia fra le due guerre”.

L’ampia rassegna (la più completa mai realizzata prima d’ora su scala nazionale) si avvarrà della presenza di circa trecento opere di 160 artisti per descrivere l’impulso al rinnovamento e al superamento delle espressioni del XIX secolo che attraversò l’Europa e l’Italia. Nel nostro Paese da poco unificato, in particolare, il movimento si fece interprete della ricerca di un linguaggio artistico nazionale in cui identificarsi, che trovò i suoi riferimenti in due figure fondanti del Rinascimento come 
Michelangelo e Botticelli e strinse legami con esponenti della letteratura e della musica del tempo come D’Annunzio, Pascoli, Puccini e Mascagni creando un'illusione sognante e sinuosa.

Il percorso sarà costruito sul dialogo tra arte italiana e arte europea e metterà in mostra opere pittoriche, sculture, manifesti, ferri battuti, vetrate, ceramiche, mobili, abiti (di Eleonora Duse), merletti, arazzi, evidenziando temi e soluzioni formali comuni ai diversi campi espressivi.

La cosiddetta arte decorativa o floreale in tutte le sue accezioni si affaccia insomma sulla nuova stagione culturale come un appuntamento per la città di Forlì e non solo. 

FONTE: L. Sanfelice (arte.it)

venerdì 27 dicembre 2013

Fine anno da passare al museo Quelli statali gratis per un giorno


Il 28 dicembre ingresso libero fino a mezzanotte nei luoghi d’arte di tutta Italia. E a Reggio Calabria in mostra i Bronzi di Riace

Domani, 28 dicembre, tutti i luoghi d’arte statali saranno aperti gratuitamente per l’intera giornata fino a mezzanotte. L’iniziativa coincide con la sesta edizione di “Una notte al Museo”, l’appuntamento mensile che prevede l’apertura dei siti prorogata fino alle ore 24: sono previsti in tutta Italia eventi di musica, danza, teatro e attività dedicate a tutti i tipi di pubblico. Lo comunica il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo.  

A Reggio Calabria, presso il Nuovo Museo Archeologico Nazionale, sarà possibile ammirare i Bronzi di Riace. A Torino, all’Armeria Reale, saranno letti brani tratti dal carteggio Freud-Einstein, mentre presso il Museo dell’Antichità sarà allestita la performance “Tocca la barba all’imperatore”, dedicata ai disabili visivi; a Milano, nella splendida cornice della Pinacoteca di Brera, sarà possibile assistere a un concerto di musica medievale. A Firenze, presso le Cappelle Medicee, andrà in scena lo spettacolo teatrale dal titolo “1492: libri di Lorenzo”. A Roma, nella sede di Palazzo Altemps, il cantautore Edoardo Vianello presenterà una conversazione sul “Suono delle fontane di Roma”. Infine, in Sardegna, al Museo Archeologico Nazionale di Cagliari, si terranno eventi dedicati anche ai più piccoli con racconti di Charles Dickens.  

Le informazioni sui luoghi della cultura statali e sugli eventi del progetto, ideato dalla Direzione Generale per la Valorizzazione del Patrimonio culturale del Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo, sono consultabili sui siti www.beniculturali.it e www.valorizzazione.beniculturali.it. 
 
FONTE: lastampa.it

martedì 24 dicembre 2013

Tanti auguri

Un altro Natale e un nuovo Anno bussano alla nostra porta!
Davvero una ghiotta occasione per formulare a Voi e ai vostri Cari i nostri migliori auguri.

Another Christmas and a New Year are knocking at our door!
A good opportunity to send our best wishes to you and to all your Dear Ones.

Alessandro Nanni & family (Eloisa, Lorenzo e Federica)


lunedì 23 dicembre 2013

Vettor Pisani l’eroico plagiatore


Al Madre la grande retrospettiva di uno dei protagonisti della ricerca Anni 70

Gli Anni 70 ritornano con mostre in tutta Italia e con loro i protagonisti di un’irripetibile stagione in cui le forme di arte si contaminavano, gli artisti si «plagiavano» consensualmente, e non si capiva bene dove finisse l’arte e cominciasse la vita o viceversa. Se c’è una figura simbolo di tutto questo, certo è Vettor Pisani. Omonimo di un condottiero della Serenissima, barese di nascita ma con origini a Ischia (le isole e quell’isola torneranno sovente nei suoi lavori), amava raccontare di essere figlio di un ufficiale di Marina e di una ballerina di strip-tease. E questo la dice lunga sulla sua capacità di mescolare le carte in tutti sensi. Per lui Böcklin andava a braccetto con Duchamp, Klein con Pistoletto, De Chirico con Beuys, Boetti e De Dominicis con Riccardo Schicchi, solo per citare qualcuna delle sue molteplici fonti di ispirazione o «contaminazione». 

Lo affascinavano l’alchimia e la massoneria, i temi religiosi, Edipo e gli animali più o meno simbolici (dal coniglio alla lumaca), l’architettura e il teatro, Wittgenstein e la Germania che aveva covato in seno il nazismo, ma tutto condito con ironia per cui La nascita di Wittgenstein è un bambolotto che sembra il Bambin Gesù di un presepio di San Gregorio Armeno, e in un fotomontaggio un bambino hitleriano a una parata si chiama Germano Celante. Da tutto questo nacque una produzione visionaria e imprevedibile che se talora appare datata, molto più spesso si rivela capace di anticipare temi e sensibilità dell’arte di oggi: c’è anche un’opera del 1997, I pesci rossi, in cui in qualche modo affronta già la questione dei migranti.  

La documenta con intelligenza la grande retrospettiva «Eroica Antieroica» che gli dedica il Madre di Napoli, a cura di Andrea Viliani (che del museo è direttore) e Eugenio Viola, con la supervisione di Laura Cherubini. La mostra si snoda in un lungo percorso circolare al terzo piano del museo, con una successione di sale più tematiche che cronologiche (la apre o la chiude, a seconda dei punti di vista, la struggente gabbietta con la statuetta della torta nuziale di Pisani), fa capolino tra le opere della collezione al secondo (la classicheggiante stanza con il Quadrato magico) e occupa tutta la grande sala del pianterreno con opere sovente ossessionate dalla morte come la böckliniana Barca dei sogni («romanticamente cupa» è l’azzeccata definizione della sala che dà Viliani). 

La collaborazione di Mimma Pisani, vedova dell’artista (vengono dalla sua collezione molti dei lavori esposti) ha permesso di ricostruire momenti salienti della sua carriera, come la performance La Scorrevole riproposta venerdì sera nella versione presentata nel 1972 a Documenta di Kassel. La Scorrevole è un momento cruciale nella ricerca di Pisani, segna una sorta di corto circuito da un lato con Duchamp e dall’altro con Pistoletto. In una sala che forse è il cuore della mostra (anche perché da qui si dipana pure la Camera di Eros) vediamo come Pisani attraverso le foto e Pistoletto con i suoi quadri specchianti rielaborano due opere di Duchamp che sono La mariée mise à nu par ses célibataires (degli Anni 10) e Le gaz d’eclaraige o Etant donnés del 1946. E il gioco fra Pistoletto (è la moglie di Michelangelo la modella con il cappio al collo nella performance di Pisani) e Vettor si centrifuga nel Plagio, un video in cui le sembianze dell’uno si confondono con quelle dell’altro.  
 
Oltre alla Scorrevole saranno riproposte due altre performance: A febbraio il coniglio non ama Beuys, nella versione presentata alla Biennale di Venezia del 1976 (in mostra c’è una sala dedicata a quell’evento) e a marzo Androgino (carne umana e oro, del 1973, presentata in occasione di Contemporanea). La performance rimandava alla prima mostra fatta da Pisani a Roma nel 1970 alla Galleria Salita, dal titolo «Maschile, femminile e androgino. Incesto e cannibalismo in Marcel Duchamp», una sala al terzo piano è dedicata a quell’evento in cui Pisani si cimentava con temi che ritorneranno più volti nella sua ricerca. Una ricerca poliedrica che non dimenticava il momento più esplicitamente politico (abbiamo la sala della Germania in cui trovi anche un modellino di Auschwitz) e quello provocatorio (la sala con le foto di pornostar nell’evento organizzato da Pisani con Riccardo Schicchi). «EroicaAntieroica» avrà un sequel al Teatro Margherita di Bari, dove tra l’altro si rivedranno le opere esposte nel 1970 al Castello Svevo del capoluogo pugliese: in quell’anno Pisani vinse il premio Pino Pascali.  

L’affollamento all’inaugurazione di venerdì scorso, il lavoro che Viliani sta facendo per (ri)costruire la collezione del museo, il programma di mostre future (prima Predrag Timoney e poi Spalletti in tandem con la Gam di Torino e il Maxxi di Roma) mostrano la vitalità di un museo d’arte contemporanea che è riuscito a superare un lungo momento di crisi. Si spera che il Madre serva da modello a situazioni come il Museo di Rivoli, nel cui staff curatoriale il direttore del Madre si è fatto le ossa ai tempi di Ida Gianelli. 

VETTOR PISANI EROICA/ANTIEROICA UNA RETROSPETTIVA  
Napoli, Museo Madre  
Fino al 24 marzo

domenica 22 dicembre 2013

Magie di vetro


Il Belgio celebra l’arte muranese con un’esposizione dedicata alla Seguso Vetri d’Arte.

Il Design Museum di Gentaccoglie in Belgio una grande esposizione dedicata all’arte di Murano e in particolare alla fornace Seguso Vetri d’Arte

La mostra, in programma fino al 2 marzo 2014, ospiterà 190 opere provenienti da collezioni private che illustreranno attraverso le curve e i colori del vetro la storia e la tradizione artigianale della dinastia Seguso dal 1932 al 1973, ovvero dalla fondazione alla cessione dell’attività, mettendo a frutto i dieci anni di ricerca che il belga Marc Heiremans ha dedicato ad una delle eccellenze produttive del XX secolo italiano.

Sperimentazione e progresso, soprattutto nel fertile periodo che vide collaborare i maestri vetrai Archimede Seguso e Alfredo Barbini sotto l’innovativa direzione artistica di Flavio Poli, accompagnarono molto rapidamente al prestigio internazionale la vetreria muranese che fece il suo ingresso nella sfera dell’arte contemporanea già negli anni Cinquanta, quando importanti musei come il Victoria & Albert di Londra, il MoMA di New York, il Neue Sammlung Museum di Monaco e il Royal Ontario Museum di Toronto cominciarono ad acquistare e ad esporre creazioni forgiate qui. 

Di quel periodo saranno in mostra esemplari rarissimi di Valve, per la cui complessa lavorazione a freddo la Seguso sperimentò il riutilizzo della tecnica a incalmo, e i Sommersi, i cui spessi strati sovrapposti diedero vita ad alchimie di colori mai viste prima. 

FONTE: L.SANFELICE (ARTE.IT)

mercoledì 18 dicembre 2013

DAL GRANDE DESIGN AL DEBUTTO NELL'ARTE, "LA RINASCITA DELL'UOMO" DI ALDO CIABATTI


Esplosione Nucleare

“Tutto ciò che faccio prima lo studio profondamente, poi cerco di trasmetterlo. È il Sacro che abbiamo dentro”.
Sono scienza e filosofia le radici sulle quali si fonda l’universo artistico di Aldo Ciabatti, imprenditore e pluripremiato designer che ha “debuttato” come artista con una grande mostra “La Rinascita dell’Uomo” alle Scuderie Aldobrandini di Frascati, riconfigurate a spazio museale da Massimiliano Fuksas.
  
E proprio di “rinascita” parla Ciabatti nei suoi lavori, in una sorta di alfabeto emotivo che restituisce concretezza materica alla ricerca della spiritualità più profonda di ognuno di noi, dove per “spirito” non si intende la religione tradizionalmente intesa, ma quel sentimento del Sacro che alimenta vita e vitalità dell’uomo, a prescindere appunto dal suo Credo.
 
Ciò che muove Ciabatti è la ricerca dell’Ignoto, come mistero, anche interiore, da esplorare costantemente, in una aspirazione alla conoscenza che è moto costante di indagine mai “sazietà” della risposta ottenuta. L’insoddisfatto in perenne ricerca è l’uomo che aspira a raggiungere l’Idea, nella consapevolezza umile di un esterno Oltre.
 
Votato alla pittura sin dall’infanzia, Ciabatti si accosterà al design per la delusione dei suoi primi rapporti con il mondo e soprattutto il mercato dell’Arte. Non dimenticherà però mai quello che definisce il suo “sogno”. Da studioso, Ciabatti indaga il mistero. Da artista ne illustra emozioni e pulsioni in un’esplosione di colori e materia che racconta la ricchezza dell’infinito da esplorare dentro e fuori di Sé.
 
“Sono un esuberante – dice - Sono fatto di testa e di cuore. Questo mio stato fino ad oggi mi ha aperto tante porte. Tutto quello che faccio lo faccio profondamente. Io vengo dal mercato e volevo fare marketing, lo facevo. Non mi chiamo artista, è una parola grossa. Il mio è lavoro, lavoro tanto. Quando vedo che quello che ho fatto è buono, lo tengo, altrimenti lo distruggo”.
 
La sua però è materia creativa, monumento all’istante e poesia dell’infinitamente piccolo, osservato con la “lente” dell’anima. Tensione alla meraviglia, per imparare a guardare l’universo con l’attenzione e la “saggezza” dei bambini. 

martedì 17 dicembre 2013

Fine Art Week: a Roma la seconda edizione della Settimana di Arte e Antiquariato


 Seconda edizione per Fine Art Week Roma, che fino a domenica riunisce dieci tra le migliori gallerie di antiquariato della Capitale in un programma di mostre a tema tra dipinti, disegni, sculture, tappeti e oggetti preziosi. 
Protagonista è Roma, dalle vedute di Roesler Franz reinterpretate dal fotografo Fabio De Benedettis alla cittàdei Papi illustrata attraverso gli Orologi, dai disegni settecenteschi degli artisti diretti da William Young Ottley ad acquerelli e vedute di italiani e stranieri. Non mancano “incursioni” nell’India delle incisioni tratte dal manoscritto del capitano Thomas Williamson, dedicato a re Giorgio III, e nell’Olanda di velluti e tappeti realizzati dall’Amsterdamse School tra 1910 e 1930.
Il percorso espositivo interessa più sedi e zone della città, in dieci differenti appuntamenti per altrettante gallerie.
Francesca Antonacci, in via Margutta, presenta “British Empire: Scene di Caccia in India nel 1807”, quaranta incisioni su caccia a tigre, cinghiale, leopardo, orso e bufalo, che raccontano vita, costumi, abitudini e scenari di caccia selvatica in India.
L’Omaggio a Roesler Franz negli scatti di De Benedettis è invece presso Paolo Antonacci Antichità, in via del Babuino. Il fotografo è andato a ricercare l’esatto punto di vista dell’artista per raccontare nuovamente il luogo in un dialogo tra epoche e tecniche.
La Gallerie Benucci, nella stessa via, ospita “Antichi orologi nella Roma dei Papi”, con tre orologi del XVII secolo. La Galleria Berardi, in Corso Rinascimento, punta invece i riflettori su “Sartorio. Mito e modernità”, che propone una serie di opere dell’artista, anche inedite o comunque non visibili da lungo tempo.
Da Danon, in via Margutta, l’attenzione è per la De Amsterdamse School. Da Alberto Di Castro, in piazza di Spagna, per William Young Ottley in un “Viaggio da Roma alla riscoperta dei primitivi”.
Romanità” è il titolo della mostra ospitata poco distante da Alessandra Di Castro, in un percorso attraverso il tempo, dai campionari di marmi antichi collezionati nella Roma di primi Ottocento a cammei e gemme neoclassiche, fino ad arrivare a due monumentali disegni acquerellati di Giovan Battista Dell’Era.
La natura morta italiana tra XVII e XVIII secolo” è l’esposizione presso la galleria Cesare Lampronti, in via del Babuino. Stessa strada per il paesaggio romano tra ‘600 e ‘700 in “A Roma!” da Fabio Massimo Megna.
Prima idea, Studi e bozzetti dal XVII al XIX secolo” è il titolo dell’appuntamento espositivo alla Galleria Carlo Virgilio & C., in via della Lupa, che presenta, tra le altre, opere di Bernardino Nocchi, Louis Gauffier, Vincenzo Camuccini, Achille-Etna Michallon, Francesco Podesti, Gerolamo Induno.
Porte aperte all’arte.

FONTE: Valeria Arnaldi (leggo.t)

lunedì 16 dicembre 2013

I capolavori di Kandinsky a Milano


Un’imponente retrospettiva celebra l’evoluzione artistica del padre dell’astrattismo.

Ottanta opere di Wassily Kandinsky provenienti dalle collezioni del Centre Pompidou sono il tesoro che la rassegna allestita a Palazzo Reale di Milano esporrà dal 17 dicembre al 27 aprile. 

Dagli esordi alla maturità il percorso, ordinato cronologicamente, darà vita ad una monumentale retrospettiva organizzata in quattro macro-sezioni che faranno tappa nei momenti capitali della produzione dell’artista moscovita considerato il padre dell’astrattismo.

Il viaggio verso la sintesi tra le diverse forme d’arte che Kandinsky teorizzò, comincerà dagli esordi in Germania, dove l’artista elaborò diversi esercizi sulla forma, sulla forza del colore e sul rapporto con il suono; passerà per il ritorno a Mosca dove spinse le indagini sul colore nei territori della Teosofia; e per il periodo al Bauhaus in cui si dedicò alla parte grafica della composizione, espressa nel celebre saggio “Punto, linea, superficie”; fino ad approdare agli anni parigini dove la sua pittura subì gli influssi degli amici surrealisti e si immerse in un microcosmo di creature biomorfe.

L’autentica sorpresa dell’attesissima mostra è però la prima sala, dove i visitatori si ritroveranno catapultati nell’universo di Kandinsky grazie all’allestimento delle pitture parietali ricreate nel 1977 dal pittore restauratore Jean Vidal: opere concepite e realizzate nel rispetto fedele dei cinque guazzi originali eseguiti nel 1922 da Kandinsky per decorare il salone ottagonale della Juryfreie Kunstausstellung, esposizione senza giuria che si tenne annualmente a Berlino fra il 1911 e il 1930.

Palazzo Reale è attualmente sede di altre due importanti retrospettive dedicate ad Andy Warhol e a
Jackson Pollock

FONTE: lastampa.it

domenica 15 dicembre 2013

Gli alfieri del design italiano


I Musei Civici di Pesaro dedicano un’esposizione alla donazione che ha arricchito le sue collezioni con opere di Gio Ponti e dei maestri muranesi del Novecento.

La collezione dei Musei Civici di Pesaro si arricchisce di una donazione di circa 180 pezzi, raccolti dal professore Adalberto Vinciguerra e dalla moglie Anna Maria Miele. Alla generosa offerta sarà dedicata una mostra che aprirà al pubblico dal 21 dicembre.  

Star dell’esposizione sarà “La passeggiata archeologica”, urna in porcellana con fregi in oro, grigio e porpora, che fu realizzata da Gio Ponti nel 1923 in serie limitata per la Richard Ginori, un oggetto straordinario corteggiato da importanti istituzioni internazionali come il Victoria and Albert Museum di Londra e il Museo delle Arti Decorative di Parigi.

Il vaso verrà esposto nel piano nobile di Palazzo Mosca accanto a vetri rari degli anni Venti e Trenta tra cui figurano due pezzi firmati da Vittorio Zecchin, bottiglie di Napolene Martinuzzi, scultore al servizio di D’Annunzio, e un piatto di Carlo Scarpa.
Le opere verranno successivamente trasferite al primo piano dove la raccolta troverà collocazione definitiva.
 

FONTE: lastampa.it


sabato 14 dicembre 2013

L’arte del Natale


 Città e luoghi d’arte si lasciano avvolgere dall’atmosfera natalizia ed espongono opere sacre e presepi d’autore.

Da Nord a Sud tante le iniziative che abbracciano il clima festivo, a partire da Torino che, nell’ambito dell’annuale manifestazione “Un Natale con i fiocchi”, ospita nella Torre Testori di Palazzo Madama la “Sacra Famiglia con San Giuseppe Imberbe”, olio su tavola di Raffaello Sanzio conservato nella collezione dell’Ermitage; e, nella Pinacoteca dell’Accademia Albertina, accoglie la mostra “Presepi Napoletani”. Appuntamenti che si inseriscono in un programma vario che si estende anche negli spazi collettivi della città con l’allestimento in piazza Carlo Felice di un suggestivo presepe di Emanuele Luzzati o con l’apertura quotidiana (ogni sera alle 18:00) della finestrella del grande calendario dell’Avvento sistemato in Piazza San Carlo.

A Milano, il Museo Ambrosiano, oltre ad accogliere nel suo chiostro una Mostra Mercato di Natale nel weekend del 13-14 dicembre, consentirà la visita alle collezioni permanenti del Museo e alla “Natività con Angeli”, opera in terracotta della fine del XVI secolo appena restaurata.

Scendendo lungo lo stivale si può fare tappa a Bologna dove, nell’altare di San Girolamo presso il Santuario di Santa Maria della Vita, sarà esposto il Presepio del Settecento Bolognese di Giacomo De Maria. Un gruppo composto da pezzi di epoche e mani diverse, tutti realizzati secondo la tradizione locale che impiega la creta e dona alle figure una vivace policromia.

A Roma, il Museo delle arti e delle tradizioni popolari (MAT) pesca dalla propria collezione il monumentale “Presepe del Re”, che si avvale di un patrimonio di circa mille pastori napoletani settecenteschi. L’allestimento, che inaugurerà il 20 dicembre, è a cura del Maestro preseparo Nicola Maciariello.

Ancora più a Sud, raggiungendo la Sala del Presepe all’interno della Reggia di Caserta, non si può lasciarsi sfuggire l’occasione di ammirare una delle rappresentazioni della Natività più canoniche che la tradizione partenopea possa vantare.

Ultima tappa: il MUSMA di Matera che rinnova il consueto appuntamento con il Natale d’autore ospitando due presepi - uno firmato dall’artista napoletano Lucio Del Pezzo, protagonista di una mostra che inaugurerà il 17 dicembre, che proporrà una versione della Natività stilizzata, e il secondo realizzato nel 1960 in ceramica smaltata da Maria Lai - oltre ad una serie di alberi interpretati da artisti di diversa formazione e dislocati nei cortili, negli ipogei e nelle sale che compongono il percorso espositivo. 

FONTE: lastampa.it

venerdì 13 dicembre 2013

Zurbarán. A Ferrara il mistero della luce plastica

Zurbarán, la grande mostra di Ferrara


Palazzo dei Diamanti ospita la monografica, la prima in assoluto dedicata in Italia all'artista. Cinquanta opere di una delle voci più alte e originali della scena del XVII secolo,  dipinti sostenuti da un'impostazione monumentale e teatrale potentemente comunicativa. Capace di apportare spunti innovativi anche a generi tradizionali come quello devozionale e la ritrattistica.


Anche i grandi classici possono riservare delle sorprese inaspettate. E' il caso della mostra che ospiterà ancora per poco Palazzo dei Diamanti di Ferrara, dedicata a Zurbarán. Sono alcuni mesi che Ferrara ha aperto le sue porte al genio spagnolo, e la proposta prosegue fino a metà gennaio. Da segnalare subito le aperture notturne dal 31 dicembre al 6 gennaio, l'incontro potrebbe essere molto speciale soprattutto per chi ha dell'autore una conoscenza prevalentemente scolastica. 

Francisco di Zurbarán nasce alla fine del '600, fu l'artista che meglio seppe rappresentare la religiosità controriformista della chiesa spagnola del 17° secolo. E' il rappresentate, con Velázquez e Murillo, del secolo d'oro della pittura spagnola, in particolare di quel naturalismo che lasciò un'eredità che seppe contagiare tutta l'arte europea. Capace di invenzioni grandiose ma semplici al tempo stesso, riuscì a creare una poetica essenziale e pura, delle forme. Il suo approccio coloristico decisamente innovativo, fatto di delicati contrasti, influenzò tutti i movimenti moderni a partire dagli Impressionisti, fino alle Avanguardie del Novecento. A distinguersi per assoluta originalità fu la fase finale della sua attività, durante la quale si dedicò prevalentemente allo studio della natura morta, che seppe reinventare stravolgendo i canoni dell'epoca, e proponendo una ricerca di volumi ottenuti isolando o raggruppando oggetti della vita quotidiana. 

La mostra è stata organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Centre for Fine Arts di Bruxelles con la speciale collaborazione del Museo Nacional del Prado di Madrid e del Museo de Bellas Artes di Siviglia, e offre l'occasione di ammirare per la prima volta in Italia i capolavori del grande maestro del barocco spagnolo. Le opere provenienti da musei e collezioni private europee e americane, permettono di ripercorrere i principali cambiamenti della vicenda artistica di Zurbarán. La mostra è articolata in 8 sezioni, ognuna dedicata a un contesto specifico, e il  percorso è cronologico e tematico. Prende il via dai dipinti con cui si afferma sulla scena di Siviglia, "la Firenze spagnola", come lo splendido San Serapio (1628, Hartford, Wadsworth Atheneum Museum of Art), la Visione di San Pietro Nolasco (1629, Madrid, Museo del Prado) o il più tardo San Francesco (c. 1635, Milwaukee Art Museum). Si prosegue poi con le figure di santi e profeti, che assurgono a simboli di intensa spiritualità, fino alla produzione degli ultimi anni, come ad esempio nel San Giovanni Battista (c. 1659, Collezione privata), o la Madonna col Bambino e San Giovannino (1662, Bilbao, Museo de Bellas Artes), ultima opera firmata dall'artista.

Affascinante è lo Zurbarán  più tenebroso, quello delle tele più originali, che gli fecero guadagnare l'appellativo di "Caravaggio di Spagna", dove il confine tra sacro e profano è sottile e la luce gioca un ruolo determinante nel dialogo tra le due dimensioni. San Francesco con teschio nella tomba, è l'esempio più vivido di questo linguaggio fatto da composizioni apparentemente semplici, ma profondamente coinvolgenti. Nel dipinto del santo in estasi, la luce compie un miracolo: permea lo spazio d'intensa spiritualità, modella il volume scultoreo del protagonista e lo  immobilizza contro il fondo neutro che ne sottolineano il carattere austero ed esemplare.

L'esposizione è curata da Ignacio Cano con la consulenza di Gabriele Finaldi, con questa mostra la città di Ferrara vuole rilanciare il proprio progetto culturale, che consiste nel portare al pubblico italiano autori di altissimo livello, non particolarmente noti nel nostro paese come è il caso del  percorso, molto personale, di Zurbarán che seppe trasformare l'arte figurativa sacra medievale in una nuova iconografia, assolutamente originale.

FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it) 

giovedì 12 dicembre 2013

Da Modigliani a Soutine, in mostra a Roma gli artisti "maledetti"

Da Modigliani a Soutine, in mostra a Roma
gli artisti "maledetti"

Passionalità, tormento, energia, disordine. Soprattutto, genio e sregolatezza in quello che poi sarebbe divenuto lo stereotipo dell’artista.
Tra Montmartre e Montparnasse, talenti e difficoltà economiche, il primo Novecento culturale parigino, bohémien ante litteram, è protagonista della mostra Modigliani, Soutine e gli artisti maledetti: la collezione Netter, a Palazzo Cipolla fino al 6 aprile.     Oltre centoventi opere raccontano il fermento di epoca e contesto in una panoramica che spazia da Modigliani a Soutine appunto, senza dimenticare Utrillo, Suzanne Valadon, Kisling e molti altri.  Di opera in opera, la “maledizione” di un’ispirazione ricercata senza tregua. Così, tra i capolavori di Modì, giunto a Parigi nel 1906 convinto di poter lì “salvare il suo sogno”, ecco il ritratto di Jeanne Hébuterne, amore travolgente che si concluderà con la morte di entrambi. Modì malato, Jeanne suicida per il dolore della perdita.  Poi, Utrillo, alcolista sin da giovane, ossessionato dalla figura della madre, Suzanne Valadon, e dalle sue opere, anche queste esposte.  Mostra nella mostra per Soutine, con oltre venti oli. E ancora Krémégne, Kikoine, Hayden, Ebiche, Antcher e Fournier.  È una Parigi multiculturale, senza confini e regole, quella ricostruita da Netter e divenuta una sorta di suo ritratto. Ebreo alsaziano, sostenne molti artisti, Modì incluso, contribuendo alla rivoluzione estetica della Scuola di Parigi. Tra intuito e profezia.

FONTE: Valeria Arnaldi (leggo.it)

mercoledì 11 dicembre 2013

Anatomia di un genio: mostra al Vittoriano su Verdi














Tra gli ultimi fuochi del bicentenario verdiano, e notevole soprattutto per il suo valore educativo, si apre il 7 dicembre, al Complesso del Vittoriano (fino al 19 gennaio, ingresso gratuito), la mostra Giuseppe Verdi. Musica, cultura e identità nazionale.L’esposizione - dice il coordinatore generale, Alessandro Nicosia - «ha l’obiettivo di dare risalto al legame tra Verdi e il contesto politico e culturale italiano ed europeo del suo tempo». Tra i curatori, con Marco Pizzo e Massimo Pistacchi, c’è Gaia Maschi Verdi, parente del compositore delle Roncole di Busseto. Nel Comitato d’onore, presieduto da Riccardo Muti, figurano Bruno Vespa, Paolo Gallarati, Paolo Isotta, Leo Nucci e Renata Scotto.
LE SEZIONI

Sei le sezioni, pensate e organizzate con materiali iconografici e audiovisivi che mettono in relazione la vita di Verdi con gli avvenimenti del periodo storico, estremamente movimentato, in cui il musicista è vissuto. Dipinti, disegni, incisioni, giornali satirici, cimeli, rare edizioni d’epoca si dipanano in un percorso che racconta Verdi sia alla luce delle ispirazioni e delle inquietudini di un’Italia ancora occupata dallo straniero, sia nel più ampio contesto del Romanticismo europeo.
Il primo settore, Vedere Verdi, parte dal cosiddetto Album Verdi, conservato alla Biblioteca Nazionale di Napoli, un quaderno in cui Ercole Alberghi raccolse, nel 1913, un’ottantina di autografi risalenti agli ultimi anni della vita del compositore e sottratti all’oblìo grazie alla governante del musicista. Poi, in una serie di ritratti, il racconto dei primi anni del nostro maggiore operista. Fa da sipario di fondo il film muto di Giuseppe De Liguoro (1913) Giuseppe Verdi nella vita e nella gloria, conservato alla Cineteca Nazionale di Roma e recentemente restaurato.
La seconda sezione, Verdi e il Romanticismo, si occupa dei titoli verdiani. La vasta produzione è presentata attraverso incisioni, locandine, programmi di sala, documenti. La cultura romantica dominante dava largo spazio al teatro d’opera, diffuso e popolarissimo soprattutto in Italia, terra natale del maestro.
Scene e primi interpreti del melodramma verdiano, terzo step, tratta invece gli interpreti del melodramma verdiano tra Ottocento e Novecento attraverso immagini provenienti da diversi archivi storici.
Tema di Requiem, la quarta delle sezioni espositive, è il rapporto Verdi- Manzoni. Il bussetano ammirava molto lo scrittore e poeta dei Promessi sposi e dell’Adelchi e in occasione della sua morte scrisse la Messa da Requiem, eseguita a Milano un anno dopo la scomparsa di Don Lisander. Interessante il filmato dei funerali dello stesso Verdi, proiettato in parallelo con la diffusione della registrazione del concerto diretto da Arturo Toscanini nel 1944, al termine della seconda Guerra Mondiale.
Quinto reparto, Sentire Verdi, che spiega come sia stato possibile “catturare” la musica per ascoltarla a casa propria. La rivoluzione procurata, alle soglie del Ventesimo secolo, dall’avvento della fonoriproduzione, si concretizza qui, per i visitatori, in macchine originali e supporti capaci di restituirci voci storiche fissate su cilindri di cera, dischi a settantotto giri e altre diavolerie antecedenti la smaterializzazione digitale.
Verdi al cinema conclude il viaggio con brani di film ispirati alle opere del maestro: un montaggio di documentari delle prime celebrazioni verdiane fatto con i materiali dell’Istituto Luce.

INTERATTIVITÀ

La mostra, in tutte le sue parti, sarà resa interattiva grazie alle risorse digitali del progetto internazione CulturaItalia: non solo la si potrà vistare sul web, ma sarà anche possibile interagire con essa. Prevista una fitta e, come detto all’inizio, preziosissima attività didattica. Riccardo Muti vi collabora con i filmati in cui, durante le lezione riservate agli studenti in occasione delle grandi “prime” verdiane all’Opera di Roma, ha illustrato, anche con esempi al pianoforte e avvalendosi della collaborazione di cantanti, la grandezza del compositore e i valori identitari dai lui veicolati in anni essenziali per la nascita della Nazione.

SUGGESTIONI

Suggestioni a raffica per una vita, quella di Verdi, che ha attraversato l’Ottocento e si è affacciata al Secolo Breve segnandoli entrambi, profondamente e indelebilmente. Una fiaba nella realtà che la pronipote del maestro racconta, in uno scritto, proprio come tale: «Giuseppe Fortunino Francesco Verdi è stato battezzato a Roncole l’11 ottobre 1813 nella Chiesa di San Michele Arcangelo. Qui fu poi istruito dal Magister Parvulorum Don Baistrocchi, nella canonica che si trovava a pochi metri da casa, compì gli studi elementari e fece il chierichetto. Da questa Chiesa parte la processione che ogni anno fa tappa alla Maestà Orlandi e arriva al Santuario di Madonna dei Prati della Colombarola dove il giovane Verdi cantava nel coro e suonava l’armonium.

FONTE: Rita Sala (ilmessaggero.it)

martedì 10 dicembre 2013

Van Gogh diventa extralarge: show alla Fabbrica del Vapore

Tremila immagini proiettate in altissima definizione, da osservare da vicino con dettagli delle opere del grande artista. Luci, colori e suoni accompagnano la visita alla mostra "Van Gogh Alive", per un'esperienza multimediale di grande suggestione. Un museo impossibile, un viaggio attraverso l'universo creativo e visionario dell'artista, dagli intensi cromatismi, alla tumultuosa vicenda esistenziale.

Prendono il volo i corvi neri del "Campo di grano", dell’ultimo dipinto che ha realizzato.  Si accendono le luci nella "Notte stellata", ad illuminare il manicomio di Saint Remy, che ben conosceva. Vivono di Van Gogh le pareti della Frabbrica del Vapore di Milano che fino al prossimo marzo ospita quella che è stata chiamata "un'esperienza visiva". “Van Gogh Alive”, questo è il nome del progetto australiano che arriva ora in Italia dopo aver circuitato in altre capitali. Proiezioni gigantesche mostrano i dipinti del grande maestro olandese, divisi per tematiche, con rare animazioni e colonna sonora. Non ci sono opere in mostra. Nessun disegno, nessun dipinto, solo riproduzioni in dimensioni alterate. 

La cultura pop si è impossessata delle forme, dei colori delle composizioni di Van Gogh e inebria la vista, creando una scenografia molto suggestiva e godibile perché in continuo movimento. Spettacolo, intrattenimento o cultura? L’abbiamo chiesto al curatore Fabio Di Gioia.

“Qualcuno ha scritto che è un Van Gogh senza Van Gogh, è come se si guardasse un catalogo della mostra dopo averla vista e si dicesse che l’autore non c’è, ci sono solo le foto. Questa è un’esperienza viva. Si è cercato di restituire la potenza di Van Gogh in grandi dimensioni, cercando di esplorare quella che è poi la dimensione nostra, del nostro animo umano, che si emoziona vedendo certe cose. Questo valeva la pena di farlo partendo da opere straordinarie, suggestive, create da un artista molto amato e tormentato, morto poverissimo suicida, e che vende ancora nel mondo, ad aste, raggiungendo cifre record”.

Senza dubbio l’operazione permette di entrare nel mondo di Van Gogh attraverso una dimensione multimediale sostenuta da una sofisticatissima tecnologia, che solo qualche anno fa non sarebbe stato possibile concepire. Riletture simili sono state già fatte, anche da grandi artisti, come la scomposizione visiva realizzata da Peter Greenaway de "L’ultima cena" di Leonardo, o "Le nozze di Cana" di Paolo Veronese scomposta e ridipinta, in una mostra itinerante di qualche anno fa.

“L’uomo va avanti progredisce e cerca di fare cose nuove" – continua a spiegare Fabio Di Gioia – "Quindi, quando la tecnologia ci aiuta perché non andare a riscoprire certi capolavori, in questo caso ovviamente Van Gogh, ma può essere l’arte antica, possono essere la vita a Pompei, possono essere quelle cose in cui vale la pena ricalarsi per capire di più. Questa mostra visitata dai ragazzi crea interesse e quindi poi quando si va a visitare il museo di Van Gogh a Amsterdam, o si vede un’opera originale, la si affronta con più consapevolezza, perché qui il visitatore passa in quelle atmosfere”.

Rimane però il dubbio che nel nome degli effetti speciali, della percezione suggestiva, della grande abbuffata di immagini e colori, qualcosa vada perso. Ad esempio, è difficile avvertire l’anima tanto tormentata e cupa dell’artista, travolto da una follia che lo distrusse. 

“La positività che queste luci calde trasmettono provengono da un personaggio che aveva dentro di se una vicenda instabile"– conclude il curatore - "Si è discusso sulla sua follia per capire che cosa fosse, probabilmente una somma di lati caratteriali assolutamente imprevedibili, schizofrenici. Quindi, il contrasto è tra quello che si vive come bellezza, sintesi delle atmosfere, e questo tormento interiore penso che nell’esposizione si avverta, noi lo abbiamo avvertito”.  
Sicuramente l'essere avvolti da immagini virtuali di grandi dimensioni in alta definizione, provoca un notevole piacere astrattivo, ma bisogna ricordare che l’autentica forza, quella reale, risiede solo nell’ originale.

FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it)

lunedì 9 dicembre 2013

DA DOMANI AL 9 FEBBRAIO LA MOSTRA 'RE-MADE IN ITALY' ALLA GALLERIA D'ARTE MODERNA A ROMA

 
 
È il “rigore dell’immaginazione” come filosofico punto di arrivo e in realtà partenza della “nuova” arte contemporanea, attraverso i ready-made dell’artista, il protagonista della mostra Duchamp Re-made in Italy. Scandaloso per epoca e definizione, Duchamp diede una violenta scossa all’intero sistema artistico, rivoluzionandone visioni e codici. In un giro di ruota, come quella di bici montata su uno sgabello in Roue de Bicyclette. Era il 1913 e Duchamp vedeva l’arte dove non era previsto che fosse, o la costruiva dove era impensabile immaginarla.
A cento anni dal suo primo ready-made e a cinquanta dal viaggio in Italia, un percorso nell’attualità del lavoro di Duchamp per riflettere sul peso della sua ricerca nello scenario artistico internazionale, in generale, e italiano in particolare. Prendendo le mosse dalla mostra milanese del 1964 e da quella romana del 1965, l’iter illustra vita, carriera e sguardo dell’artista, dal primo olio realizzato a quindici anni alla Boîte en valise, museo portatile che creò riunendo settanta pezzi in miniatura in una valigia Louis Vuitton, dai dischi ottici precursori dell’optical art nei film come attore e regista - uno per tutti, Anémic Cinéma con Man Ray e Marc Allégret - ai ready-made appunto, che replicò nel 1964-1965. Ecco allora il più noto Fountain accanto a Air de Paris, fino a Pulled at four pins, acquaforte che ne ricorda uno del ‘15 andato perduto.
 
FONTE:


domenica 8 dicembre 2013

Arte e Design a Miami

 


Con Art Basel Miami Beach e Design Miami 2013

Oggi si apre il sipario sulla 12esima edizione di Art Basel Miami Beach, la mostra d’arte contemporanea più prestigiosa d’America.
Dal 5 all’8 dicembre 2013 oltre 250 prestigiose gallerie provenienti da tutto il mondo, dal Nord America all’Europa, dall’America Latina all’Asia e all’Africa, si danno appuntamento nello terra a stelle e strisce.
Dipinti, sculture, disegni, installazioni, fotografie e film sono in mostra presso le sale espositive principali della città, ma le opere e gli spettacoli diventano parte integrante anche del paesaggio urbano che ha per sfondo le vicine spiagge, SoundScape Park e Collins Park, che ospiterà le installazioni fino a marzo 2014.
Non mancherà l’eccellenza made in Italy ad Art Basel.
Questa sera Anima Domus, principale punto di riferimento nel sud della Florida per chiunque sia alla ricerca di arredamenti dal design italiano, festeggia in compagnia di Clei i suoi 15 anni di attività.
L’evento, nel pieno Design District di Miami, presenterà i prodotti più interessanti di sei tra le più rinomate aziende del mobile italiano: ogni prodotto esposto coniugherà in sé progettazione artigianale, stile, arte e lusso. Clei per l’occasione proporrà Swing, il sistema componibile che si trasforma in un letto sempre pronto all’uso.
Altro evento da non perdere in questi giorni è Design Miami, kermesse dedicata al settore abitare in scena dal 3 all’8 dicembre.
La maison di lusso Louis Vuitton è tra gli ospiti più attesi in fiera: il brand francese prosegue infatti la liason con l’architetto Charlotte Perriand, una delle figure più all’avanguardia del design del XX secolo. Come evento collaterale di Design Miami, Louis Vuitton realizzerà il progetto de “La Maison Au Bord De L’Eau”, un vero e proprio appartamento nomade immaginato da Charlotte Perriand nel 1934 e mai realizzato fino ad oggi. La casa è costruita temporaneamente nel giardino sulla spiaggia dell’Hotel Raleigh di Miami Beach e successivamente messa in vendita.
Design Miami 2013 vedrà anche la collaborazione tra Louis Vuitton e Cassina per la presentazione della chaiselongue “LC4 CP”, prodotto icona del design internazionale disegnato da Charlotte Perriand, Le Corbusier e Pierre Jeanneret, in un’edizione limitata di 1000 pezzi.
Icona di stile e musa della Maison, Charlotte Perriand è la musa che ha ispirato anche la Collezione Icone per la primavera estate 2014 Louis Vuitton, un guardaroba essenziale, composto da pochi e preziosi pezzi, abbinati tra loro per creare 16 look inaspettati e senza tempo, giocando sull’eleganza e l’armonia delle forme e dei materiali e sul savoir-faire unico della Maison.
La collezione Icone P/E 2014 e alcuni tra i più celebri mobili disegnati da Charlotte Perriand e realizzati in esclusiva da Cassina, saranno presentati all’interno e nelle vetrine del temporary store Louis Vuitton nel Design District di Miami, aperto nel dicembre 2012. A partire da gennaio e fino a marzo 2014, le vetrine dedicate a Charlotte Perriand saranno visibili nei più importanti store Louis Vuitton del mondo, tra cui Roma Etoile e Milano Montenapoleone in Italia.
FONTE: luxgallery.it


sabato 7 dicembre 2013

Carlesia: l'arte del sorriso

La giovane artista sestrina reinterpreta opere famose in chiave ironica e ottimistica

E’ ormai scientificamente provato: chi pensa positivo vive di più; un atteggiamento ottimistico nei confronti della realtà, infatti, non solo la rende piacevole, ma anche più duratura.
In psicologia questa visione della vita prende il nome di “effetto Pollyanna” dal nome di un celebre romanzo di Eleanor Porter, nel campo artistico e creativo  un effetto simile lo ispira lo stile di Carlesia.

Carlotta Sangaletti, in arte Carlesia, è una giovane pittrice e illustratrice sestrina, laureanda all’Accademia di Belle Arti di Carrara, che ha all’attivo già diverse mostre tra disegni e fotografia.
Classe 1991, Carlotta realizza piccoli capolavori in cui traspare una positività e una gioia quasi contagiosa. “Ho cominciato a dipingere da poco, ma sento che mi piacerebbe illustrare racconti – ha raccontato l’artista – a questo proposito sto iniziando a sperimentare, trasformando canzoni in immagini”.

I suoi lavori ad acquerello reinterpretano le opere d’arte più famose, come la Monna Lisa di Leonardo o il Bacco di Caravaggio, in chiave ironica, con un tratto semplice e diretto, in cui le espressioni del viso virano sempre verso il sorriso. Il risultato è una lettura simbolica che mira a rassicurare, divertire e rendere allegra qualunque opera d'arte, da quella più complessa a quella più cupa.
Uno degli esempi più espressivi di questa filosofia del sorriso è l’”Assenzio” di Degas: nel quadro autentico la ragazza al tavolo del bistrot ha uno sguardo triste e vuoto, e l’atmosfera che avvolge la tela lascia un senso di oppressione e solitudine; in quello di Carlesia la donna guarda al futuro con un sorriso rassicurante e con uno spirito di speranza e allegria. L' artista dona una visione alternativa della “storia dell’arte”, in cui il file rouge si esprime non attraverso il mistero che accompagna l’opera, ma semplicemente attraverso la gioia di vivere.

Recentemente Carlesia ha messo da parte gli acquerelli per dedicarsi alle xilografie: volti noti dello spettacolo, come Bob Dylan e Claudia Cardinale, libere reinterpretazioni di Degas, Klimt, Magritte e tanti altri, dalla Dama con l’ermellino di da Vinci alla Donna al caffè di Donghi.
 

FONTE: lastampa.it

mercoledì 4 dicembre 2013

Cappelli in mostra a Firenze

Uno dei cappelli in mostra alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti a Firenze dal 3 dicembre 2013 al 18 maggio 2014

Alla Galleria del Costume di Palazzo Pitti a Firenze

Dopo la rassegna milanese che ha messo sotto i riflettori gli estrosicopricapi appartenuti ad Anna Piaggi, l’eccentrica giornalista di moda che si è spenta il 7 agosto 2012 all’età di 81 anni, un’altra esposizionesceglie il cappello come tema conduttore.
Da oggi, 3 dicembre 2013, fino al 18 maggio 2014 la Galleria del Costume di Palazzo Pitti a Firenze ospita  la mostra “Il Cappello fra Arte e Stravaganza”.
Si tratta della prima mostra monografica dedicata al cappello, le cui collezioni, patrimonio del museo – ascrivibili alla generosità di molti donatori – ammontano a oltre 1000 unità custodite solitamente nei depositi, di cui soltanto una parte sarà destinata alla mostra.
Pur prevalendo esemplari di note firme di casa di moda fra cui Christian Dior, Givenchy, Chanel, Yves Saint Laurent, John Rocha, Prada, Gianfranco Ferré e celebri hat-designer internazionali del presente e del passato come Philip Treacy, Caroline Reboux, Stephen Jones, Claude Saint-Cyr, Paulette, non mancano manufatti di modisterie italiane e fiorentine, di alcune delle quali si conosceva appena l’esistenza.
La mostra annovera anche importanti prestiti di Cecilia Matteucci Lavarini, collezionista privata di haute couture nonché illustre donatrice della Galleria del Costume, che si caratterizzano nel percorso per valore, gusto e stile. Questa è anche l’occasione per esporre gli straordinari bozzetti realizzati appositamente dal Maestro Alberto Lattuada e per riproporre all’attenzione gli esemplari creati daClemente Cartoni, celebre modista romano degli anni Cinquanta-Sessanta.
Scrive il Soprintendente per il Polo Museale Fiorentino, Cristina Acidini“è il cappello mutevole e soggettivo, il cappello opera d’arte, il cappello oggetto di design del Novecento e del terzo millennio, quello cui si rivolge l’attenzione di questa mostra”.

FONTE: luxgallery.it

martedì 3 dicembre 2013

Addio a Martin Sharp, artista psichedelico


L’autore australiano simbolo della contestazione degli anni Sessanta e Settanta si è spento a 71 anni.

La comunità artistica australiana è in lutto. Piange la scomparsa di Martin Sharp, pittore psichedelico che regalò un tocco leggendario alle copertine degli album dei Cream (Disraeli Gears e Wheels of Fire), a poster di Bob Dylan e Jimi Hendrix, e che scrisse testi per Eric Clapton. 

Fu però con la rivista Oz, fondata a Sidney con gli amici Richard Neville e Richard Walsh che la sua irriverenza toccò vertici sublimi nell’illustrazione. Rimane indelebile nella memoria collettiva la copertina che ritraeva la Gioconda di Leonardo in topless. 

La sua naturale inclinazione a cavalcare la cultura pop si traduceva nei pastiche abbaglianti di fumetti cartoon e grandi opere regolarmente ispirate all’arte di De Chirico, Hokusai e Van Gogh a cui rese un tributo ulteriore con la costruzione della sua Yellow House, che tra il 1971 e il 1973 (anno in cui chiuse i battenti) si trasformò in una comune di artisti. 

Sharp si è spento nella sua casa di Sidney all’età di 71, stroncato dall’enfisema polmonare che da anni lo tormentava. 

FONTE: L. SANFELICE (ARTE.IT)

lunedì 2 dicembre 2013

Leica Photographers Award 2013


Vince Paolo Marchetti con Saudade Moon

Leica ha indetto un concorso fotografico dedicato a fotografi professionisti ed il vincitore è stato proclamato, sabato 23 novembre, nell’ambito della PhotoLux Night, la serata di inaugurazione della prima edizione del Festival Internazionale di Fotografia di Lucca.
La prima edizione del Leica Photographers Award è stato vinto daPaolo Marchetti, con il progetto Saudade Moon, un affascinante reportage in bianco e nero che mostra la sua personale visione “lunare” del Brasile.
Ben 1.711 i lavori ammessi alle selezioni, su oltre 3.500 candidature pervenute in un solo mese. A visionare gli 11 portfolio finalisti la giuria costituita da Lorenza Bravetta è dal 2010 Development Director di Magnum Photos per l’Europa continentale, Alice Gabriner è dal 2011 Senior Photo Editor del National Geographic e Alessia Glaviano photo editor a Vogue. Accanto a Marchetti ecco infatti i lavori di Giovanni Cocco, Anna Da Sacco, Olivier Fermariello, Edvard Frank, Paolo Galletta, Fabio Itri, Nicola Angelo Mangia, Fabio Moscatelli, Filippo Mutani e Valentina Piccinni, mostrati al pubblico dell’Auditorium prima della proclamazione del vincitore.
“Saudade Moon: è la prima grande stazione di un lungo viaggio, la ricerca sulla mia geografia emotiva, uno strumento per saper piangere dal ridere, di ciascuna terra vissuta. In fondo allo stomaco del mio viaggio ho incontrato in Brasile il seme della saudade, il passaggio consapevole e riferito alla propria appartenenza, sentimentale, epocale, ideologica e definitivamente empatica. La terra Brasiliana mi è ancora molto distante, come la luna, coi suoi colori urlati in faccia o bisbigliati da molto lontano. “Saudade Moon” è la mia visione lunare del Brasile, il pretesto per riconoscermi negli occhi di uomo qualunque, rivendicare me stesso come figlio del mondo e restare fertile alla vita.”
Paolo Marchetti sono andati una Leica M con obiettivo Summilux M 50 mm e l’esposizione delle 30 foto dello stesso portfolio nel corso della prossima edizione di PhotoLux, insieme alla pubblicazione di un libro dedicato.

FONTE: luxgallery.it

domenica 1 dicembre 2013

La Moka Bialetti si mette in mostra

 

Per gli 80 anni dell’iconica caffettiera

L’azienda di Coccaglio festeggia 80 anni di storia, celebrati da una nuova Moka Express Glossy e da una mostra allestita dal 27 novembre all’8 dicembre 2013 nelle sale de La Permanente di Milano.
La rassegna “La Moka si mette in mostra – Ottant’anni di un’intuizione geniale diventata mito” ripercorre 80 anni di storia e cultura del caffè in Italia raccontata dalla prospettiva del celebre Omino con i Baffi.
Allestita nella sede della prestigiosa istituzione museale milanese, in via Turati 34, l’esposizione si snoda lungo un percorso che ha inizio con curiosità e racconti legati alla scoperta e diffusione del caffè, per passare alla sezione dedicata alla produzione del caffè: dalla pianta alla tostatura, dal chicco alla tazzina, per poi arrivare ad una esclusiva selezione di antiche caffettiere e strumenti utilizzati per la preparazione del caffè.
Cuore della mostra l’area centrale, di forma ottagonale – richiamo all’ inconfondibile silhouette della Moka Express, che custodirà la veneranda capostipite – la Moka Express edizione 1933 nata dal genio di Alfonso Bialetti – l’origine dell’idea e le sue successive evoluzioni che hanno portato alla sua versione moderna: oggetti unici mai esposti al pubblico, provenienti dall’Archivio Storico Bialetti Industrie.
La seconda parte della mostra invece ha due sezioni principali:
-Una racconta il complesso processo produttivo della Moka, dalla fusione dell’alluminio al confezionamento, dalla produzione artigianale con preziosi macchinari d’epoca, a quello industriale dei giorni nostri.
-L’altra è dedicata alla comunicazione e all’inventiva di Renato Bialetti, figlio di Alfonso, colui che per primo ebbe l’intuizione di puntare sul nascente Carosello e che divenne poi, grazie ad una caricatura disegnatagli da Paul Campani, il simbolo stesso della Moka: l’inconfondibile Omino coi Baffi. Si potranno così ammirare i bozzetti originali delle campagne stampa e le prime pubblicità, i caroselli televisivi e le pubblicazioni degli anni ’50 e ’60.
Completano il percorso, una selezione di Moke realizzate come pezzi unici e vari modelli evolutivi dagli anni 50 ad oggi delle diverse caffettiere Bialetti, con un’attenzione particolare alle soluzioni tecnologiche più innovative.
Il programma prevede, inoltre, un ricco calendario di appuntamenti: corsi di degustazione di caffè, esibizioni degli artisti della “Cappucino Art”, laboratori per i più piccoli e incontri con istituzioni, università e scuole. L’evento sarà, infine, l’occasione per esporre e premiare i progetti dei fortunati vincitori dei concorsi Moka Express Yourself e Moka Celebration lanciati da Bialetti per l’occasione.

FONTE: luxgallery.it