domenica 29 settembre 2013

Tre grandi firme del fumetto raccontano le capitali della nuova Europa


Fior, Guibert e Feuchtenberger sono già in viaggio fra Roma, Berlino e Parigi per ritrarre in forma di illustrazioni le metropoli al tempo della crisi. 


Tre grandi artisti del fumetto contemporaneo, tre città intriganti tutte da raccontare. Si snoda tra Roma, Parigi e Berlino il progetto di scambio culturale che porta Manuele Fior, Emmanuel Guibert e Anne Feuchtenberger in viaggio per l'Europa con carta, matite e pennelli per disegnare come la vita è cambiata nel corso della crisi. Presto arriveranno su Repubblica.it  i loro diari di viaggio e reportage a fumetti: c'è da aspettarsi molto se è vero che il graphic journalism  è uno dei generi distintivi del ventunesimo secolo, capace di cogliere aspetti della realtà in profondità, alternando poesia  e denuncia, impressioni soggettive e approccio giornalistico. 

Il progetto. L'idea parte dal Goethe Institut e dall'Institut Francais: invitare tre importanti autori contemporanei a passare un po' del loro tempo in tre città simbolo dell'Unione Europea. Uno scambio: l'italiano Fior andrà a Parigi e Berlino, la tedesca Feuchtenberger a Roma e Parigi, il francese Guibert a Berlino e Roma. In viaggio fino al 10 ottobre, prenderanno appunti, butteranno giù schizzi, si lasceranno conquistare, ammaliare o scandalizzare da tre metropoli così rappresentate da cinema e letteratura. E produrranno le loro tavole a fumetti, che a poco a poco vedrete sul nostro sito in una sorta di cronaca in diretta del viaggio e delle impressioni dei tre disegnatori . "L'Europa in una nuvoletta", questo il nome del progetto, presentato al Palazzo Incontro di Roma,  punta così a rappresentare in maniera innovativa e d'autore la vita quotidiana nel nostro continente. 

Il concorso. A raccontare l'Europa al tempo della crisi saranno anche studenti, tirocinanti e laureandi di scuole di fumetto, Accademie di Belle Arti e altri enti di formazione, italiani, tedeschi e francesi. A loro e a tutti i disegnatori e fumettisti con meno di 40 anni residenti in Italia, Germania e Francia è rivolto il concorso "Generazione indignati". In pratica si chiede un reportage a fumetti o disegnato, il tema è in linea con i lavori sulla crisi di Fior, Guibert e Feuchtenberger: le nuove vie dell'impegno dei giovani, dall'attivismo sui social network fino alla disobbedienza civile. Le opere, in formato A3 o A4 e della lunghezza massima di 4 pagine, devono essere inviati tramite upload sulla Community "Generazione Indignati" del sito del Goethe Institut. Il termine ultime è il 22 novembre. Tra i premi, anche quello della giuria di Repubblica.it.

I tre artisti. Stili e sensibilità diverse, accomunati dalla alta qualità delle loro opere. I lettori di Repubblica conoscono bene Manuele Fior, per le sue illustrazioni a "Una certa idea di mondo", la rubrica in cui Alessandro Baricco racconta i migliori libri letti negli ultimi anni. Ma Fior è un autore di portata internazionale: con il graphic novel "Cinquemila chilometri al secondo" (2010) ha vinto il premio per Miglior Album al Festival di Angoulême (è in pratica l'Oscar del fumetto). Laureato in architettura a Venezia, ha lavorato per anni a Berlino, oggi vive a Parigi e collabora con molte testate italiane e non, tra cui il New Yorker e Le Monde. Abituato a sperimentare sul colore, nel lavoro più recente, "L'intervista" (2013), prova invece un bianco e nero ricercato per raccontare una storia di fantascienza molto introspettiva.

Il francese Emmanuel Guibert è, per tratto e approccio, il più realista dei tre. Ha disegnato un'opera fondamentale del fumetto contemporaneo, "Il fotografo" (2003-2007): un reportage ma anche un romanzo di viaggio sul lavoro di Medici Senza Frontiere nell'Afghanistan dei mujaheddin, in cui le sue vignette si uniscono alle fotografie di Didier Lefèvre. Lo stesso mix di fumetto e fotogiornalismo per "Alain e i Rom" (2009), con il fotografo Alain Kler, un viaggio nei campi Rom di mezza Europa. E' invece quasi un'opera di ricerca etnografica  " La guerra di Alan" (2000-2008), sulle memorie di guerra di un amico che ha combattuto durante la Seconda guerra mondiale.  

Più onirica, per segno e argomenti, la tedesca Anne Feuchtenberger. Illustratrice e insegnante della Scuola superiore di scienze applicate di Amburgo, privilegia il bianco e nero, pubblica i suoi disegni su quotidiani come "Die Zeit" e "Frankfurter Allgemeine Zeitung", ma realizza anche locandine per il teatro e graphic novel. Con la scrittrice Katrin de Vries ha pubblicato "La puttana P getta il guanto" (2003). In Italia è uscito anche "Quando muore il mio cane mi faccio una giacca" (2005), libro di illustrazioni ipnotico e misterioso. 

Autori molto diversi, insomma: le loro Roma, Berlino e Parigi saranno tutte da scoprire.

FONTE: Francesco Fasiolo (repubblica.it)

venerdì 27 settembre 2013

Vermeer, la mostra sul grande schermo


Dalla National Gallery, il 10 ottobre arriva nelle sale “Vermeer e la musica”. 

Dopo il successo di “Leonardo Live”, “Manet. Ritratti di vita” e “Munch 150”, anche Johannes Vermeer conquista il suo spazio sul grande schermo con una mostra organizzata dalla National Gallery di Londra. L’appuntamento nelle sale, fissato per giovedì 10 ottobre, fa parte del progetto Exhibition: La grande arte al cinema, distribuito in Italia da Nexo Digital. 

Il pubblico avrà l’occasione di avvicinarsi alle opere dell’artista e respirare la realtà quotidiana dell’alta società olandese del XVII secolo ponendo l’accento sul suo rapporto con la musica, considerata un passatempo, un gioco ma anche un’attività culturale e intellettuale. Oltre a svelare la partitura segreta di dipinti orchestrati con armonia, la mostra offrirà una rappresentazione sonora dell’arte di Vermeer, esponendo accanto ai quadri strumenti e spartiti dell’epoca.

Tra le opere esposte: La donna in piedi alla spinetta, La donna seduta alla spinetta, Suonatrice di chitarra, La giovane donna seduta a un virginale e Lezione di musica, prestiti di musei e collezioni private compresa quella della regina Elisabetta. 

La spedizione cinematografica si avvarrà della guida di esperti di settore come Tracy Chevalier, autrice di La Ragazza con l’orecchino di perla, Xavier Bray curatore della Dulwich Picture Gallery, Walter Liedtke, curatore dei dipinti europei al Metropolitan Museum di New York, Taco Dibbits, curatore del Rijksmuseum, Quentin Buvelot, curatore al Royal Picture Gallery Mauritshuis. 

FONTE: L.SANFELICE (ARTE.IT)

giovedì 26 settembre 2013

Emilio Greco tra Londra e Roma


La Estorick Collection e Palazzo Braschi celebrano il centenario della nascita dello scultore.

Con la mostra “Emilio Greco: Sacro e Profano”, in programma a Londra fino al 22 dicembre, la Estorick Collection of Modern Italian Art celebra il centenario della nascita dell’artista, considerato uno degli scultori più autorevoli del Novecento italiano. 

L’omaggio, come indica il titolo scelto, prenderà in esame due aspetti dell’arte di Greco, permettendo al pubblico britannico di ammirare sia i busti sensuali e classici per cui l’artista è celebre, sia le commissioni religiose che includono un monumento a Giovanni XXIII, per San Pietro e un gruppo di porte in bronzo destinate alla Cattedrale di Orvieto di cui verranno esposti alcuni bozzetti. Uno dei quali scelto come immagine dell’evento. 

L’importante ricorrenza promossa dagli Archivi Emilio Greco sarà poi al centro di un nuovo appuntamento dal 15 ottobre, quando il Museo di Roma Palazzo Braschi inaugurerà la mostra “Emilio Greco: i Segni e le Forme” che porteranno nella capitale circa trenta disegni e nove sculture monumentali. 

FONTE: L.S. (ARTE.IT)

mercoledì 25 settembre 2013

Tarquinia, scoperta tomba inviolata

Eccezionale scoperta archeologica a Tarquinia: una tomba rimasta inviolata per 2.700 anni

All'interno lo scheletro del principe etrusco morto 2.700 anni fa e, nascosti in vasi votivi, gioielli e sigilli

Non ci hanno creduto (ma era solo scaramanzia) sino a quando, in una nuvola di polvere millenaria, la grande pietra che da 2.700 anni sigillava il sepolcro è stata rimossa. Solo allora gli archeologi dell’Università di Torino e della Sovrintendenza per i Beni archeologici dell'Etruria meridionale hanno avuto la conferma: quell’ipogeo del VII secolo avanti Cristo era inviolato. All’interno ancora lo scheletro del principe etrusco adagiato sulla tomba di pietra e accanto armi, vasellami, persino un aryballos, un unguentario, ancora affisso alla parete. E, nascosti in vasi votivi, gioielli e sigilli di quel nobile scomparso chissà come e chissà quando all’epoca di Tarquinio Prisco. La tomba inviolata, rinvenuta nella necropoli della Doganaccia a Tarquinia, è una scoperta eccezionale.

INTATTA - «L’ultima tomba non violata è stata trovata più di trent’anni fa ma era crollata - spiega Alessandro Mandolesi, professore di Etruscologia e antichità italiche all’università di Torino -. Questa è assolutamente intatta e potrebbe riservare altre sorprese». Insieme ai vasi finemente decorati, gli archeologi hanno già individuato una lancia e un giavellotto. Le pareti sono affrescate, semplicemente, ma con un gusto insolito per l’epoca. I lavori di scavo, che sono stati finanziati da imprenditori privati, proseguiranno per diverso tempo perché il Tumulo del Principe potrebbe riservare altre grandi sorprese. Ne è convinto Lorenzo Benini, patron di Kostelia Group, e anch’esso un archeologo che trascorre parte delle sue vacanze insieme alla moglie a cercare tesori delle civiltà sepolte.
VIVI E MORTI - L’équipe del professor Mandolesi da anni lavora al sito della Doganaccia. La tomba del principe è l’ultima scoperta, la più eccezionale, di una vera e propria agorà che univa il mondo dei vivi a quello dei morti: quella del Tumulo della Regina, un grande spazio ancora da esplorare dell'enorme necropoli di Tarquinia, paesaggio incantato tra mare e colline, vento di maestrale che non manca mai. Un paio di anni fa gli studiosi hanno rinvenuto frammenti della Sfinge, una statua di due metri collocata sul punto più alto del tumulo, ultimo guardiano per i vivi e per i morti. E in un’altra tomba è affiorato un piccolo cortile (appena sei metri per quattro) scavato per tre metri nel calcare con le tre camere sepolcrali che si aprono sui tre lati chiusi e con le pareti affrescate grazie a una tecnica mai vista prima in Etruria e in tutta Italia.
DEMARATO - La cosa più sorprendente e unica è che pare non rappresentino scene di oltretomba, ma momenti di vita quotidiana. Insomma, gli affreschi dovevano forse servire per ragioni diverse, legate alla funzione di quel cortile, una piccola agorà, abbiamo detto, e dunque un luogo di collegamento tra vivi e morti. Gli studiosi ipotizzano che nell'area furono deposti sovrani e principi etruschi. Si hanno testimonianze leggendarie di una sepoltura di un certo Demarato di Corinto, ricco mercante greco. Si trasferì a Tarquinia intorno alla metà del VII secolo avanti Cristo, Demarato, e sposò una nobildonna locale, la più bella della città. Nacque un figlio, lo chiamarono Tarquinio Prisco e divenne il primo sovrano di origine etrusca di Roma.
FONTE: corriere.it

martedì 24 settembre 2013

L’influenza dei fiamminghi sull’arte rinascimentale


Le Fiandre e Firenze protagoniste di un dialogo che racconta la migrazioni da nord a sud di stili e motivi alla Huntington Library in California.

Dopo aver celebrato la bellezza della pittura fiamminga del XV secolo e ancor di più le meraviglie dell’arte rinascimentale, dal 28 settembre al 13 gennaio, per la prima volta negli Stati Uniti, una mostra indagherà la relazione tra le Fiandre e Firenze descrivendo la migrazione da nord a sud di tecniche e stili specifici, ispirazioni e motivi attraverso una trentina di dipinti accompagnati da alcuni manoscritti di artisti come Jan van Eyck, Hans Memling, Pietro Perugino e Domenico Ghirlandaio.

Combinando, tra le altre, opere provenienti dalla Galleria degli Uffizi, dalla National Gallery of Ireland e dal Museum of Fine Arts di Boston, all’interno dello spazio della Huntington Library di San Marino, California, l’esposizione “Face to Face: Flanders, Florence, and Renaissance Painting” stimolerà un confronto per aree tematiche, esplorando nel dettaglio la forma del dittico, la raffigurazione del volto di Cristo, l’evoluzione del ritratto, elementi della pittura paesaggistica, e la destrezza nell’illustrazione di trame e volumi. 

FONTE: L. Sanfelice (arte.it)

lunedì 23 settembre 2013

Neo-impressionisti, Nabis e simbolisti alla corte di Peggy Guggenheim


A Venezia, cento opere raccontano il riflesso espressivo delle agitazioni di fine Ottocento in Francia

Le maggiori avanguardie che incendiarono la scena artistica parigina alla fine dell’800, sono protagoniste della nuova mostra che inaugurerà il 28 settembre nei locali che custodiscono la Peggy Guggenheim Collection a Venezia. 

Ponendo l’accento sui movimenti dei Neo-impressionisti, dei Nabis e dei simbolisti, l’indagine porterà in laguna un centinaio di opere tra dipinti, disegni, stampe e lavori su carta per raccontare il clima agitato di fin de siècle e il suo riflesso espressivo. 

Continuando a lavorare sui temi classici esplorati dai predecessori impressionisti come i paesaggi, le vedute urbane e le attività ricreative, e allargando la sfera dell’interesse all’introspezione, gli esponenti delle nuove correnti introdussero tecniche differenti e rivoluzionarono l’approccio. 
Se i neo-impressionisti lavorarono per sollecitare un’emozione ottica e raggiungere l’armonia attraverso un rigoroso impiego dei pigmenti e mediante studi sulla luce e sull’irradiazione, e i Nabis utilizzarono il colore in maniera profetica, come viatico verso mondi lontani ed emozioni pure, i simbolisti si spinsero oltre staccandosi dalla realtà per abbracciare suggestioni fantastiche, mitiche e macabre. 

Indagando tali avanguardie la mostra a cura di Vivien Greene si concentra sul lavoro dei maggiori protagonisti dell’epoca: Paul Signac, Maximilien Luce, Maurice Denis, Pierre Bonnard, Félix Vallotton e Odilon Redon. 

FONTE: lastampa.it

sabato 21 settembre 2013

Romancismo nordico. A Milano c'è Kjartansson


All'Hangar Bicocca è in corso l'esibizione dell'artista islandese.  Nove video sono proiettati contemporaneamente su grandi schermi in un allestimento che permettere al pubblico di assistere ad una performance corale e continua. "The Visitors", ispirata nel titolo e nel tema all'omonimo album del celebre gruppo svedese Abba, è un'installazione video intorno al tema della malinconia e del romanticismo, tratti tipici della cultura nordica e del personaggio


E' iniziata la nuova stagione espositiva dell'Hangar Bicocca, spazio che è sempre più al centro dell'esperienza dell'arte contemporanea non solo a Milano, ma a livello internazionale. Osare e proseguire sulla strada di proposte che entrerebbero a fatica in una galleria e che in un museo acquisirebbero forse un'aurea troppo seria, sembra essere diventata la sfida, decisamente sperimentale, della sua proposta culturale firmata dal nuovo artistic advisor, Vicente Todolì.  In un'intervista Antonio Calabrò, componente del consiglio di amministrazione della Fondazione Hangar Bicocca, afferma: "Fin dall'inizio abbiamo deciso che l'Hangar non poteva essere uno spazio per pochi eletti , ma non volevamo scegliere neanche un profilo troppo basso. Non è stato semplice, ma ci siamo riusciti, anche perché dalla presidenza abbiamo avuto sempre piena libertà di scelta". Quindi, il via è stato dato da un giovane performer con una video installazione di un concerto molto intimo: "Ragnar Kjartansson. The visitors".  

Ragnar Kjartansson , 37 anni, Islandese, ha partecipato alla Biennale di Venezia del 2009 come il più giovane rappresentante del suo paese,  a  Milano ha portato la sua arte che è musica che si fa visione attraverso nove video in scala 1:1, in cui appaiano anche alcuni suoi amici 
musicisti. Mentre si percorre lo spazio, tra i più grandi d'Europa (nell'insieme circa 15mila metri quadrati), tra note e immagini si perde la cognizione spazio-temporale, e ci si immerge in una atmosfera astratta, malinconica che porta lontano, tra modernità e romanticismo. La sua esperienza artistica è multipla, comprende disegno, pittura , ma anche performance, musica e teatralità. Kjartansson,  ha studiato arte all'Academy of Arts di Reykjavik ed  è cresciuto respirando teatro, tra la madre attrice e il padre regista e drammaturgo.  La musica arriva negli anni novanta quando partecipa alla scena sperimentale del suo paese, suonando strani strumenti giocattolo, nella band dei Trabant. Eccentrico bohemien, grande amante degli Abba, si esibisce in performance che durano ore e ore, ma che si caratterizzano per evidenziare l'aspetto bipolare dei sentimenti che passano da un opposto all'altro, come dolore e felicità , bellezza e orrore , dramma e umorismo . " Nel mio lavoro c'è un approccio teatrale proprio per  cercare di renderlo più leggero.  Vorrei che si dicesse: guarda quanto si diverte a fare quest'opera!", ha raccontato Ragnan del suo lavoro performativo.

Tornando all'installazione Milanese, Ragnan si ritrae nudo, steso nella vasca da bagno mentre suona una piccola chitarra, indossando un paio di cuffie acustiche. Gli altri video appesi  a mezzaria mostrano alcuni amici musicisti che suonano vari strumenti,  ognuno all'interno di una stanza della medesima casa. Tra questi ci sono alcuni protagonisti della scena musicale islandese, come Sveisson, ex tastierista dei Sigur Ros, o le sorelle fondatrici dei Mùm, le gemelle Valtysdottir. La ripresa di ciascuna esecuzione è curata nei dettagli  e offe un piano sequenza  con al centro il musicista e il suo strumento, sullo sfondo invece i vari interni di un grande appartamento lussuoso, ma dall'aria vissuta. Si tratta di quadri in movimento, da ciascuno arriva un suono , che fondendosi con gli altri compone  un concerto. "Ogni video è una stanza e ogni stanza corrisponde a un musicista e a uno strumento", ha spiegato l'artista durante la conferenza stampa. Si tratta di un bellissimo appartamento  newyorchese nell'Upstate sul fiume Hudson, che è appartenuto a famiglie potenti tra cui gli Astor: "Questa casa è ora di proprietà di miei amici, sono anni che la frequento. Confesso che è stata la prima fonte d'ispirazione per questo lavoro e in questo tempo di capitalismo americano ci siamo divertiti a cantare il nostro socialismo scanzonato e malinconico", ha concluso l'artista. 

C' è un video in cui tutti i musicisti, terminata l'esecuzione, si vedono insieme dopo che hanno lasciato le loro stanze vuote, è l'unico momento di condivisione. Una concertazione artistica della decadenza e della fine di molte certezze, più "sentimentale che materiale", come se la modernità devesse fare i conti con la tecnologia che porta, implicitamente, ad uno stato di solitudine, facilmente confondibile con fasulla e appagante socialità. C'è tristezza, ma è resa gradevole, quasi piacevole perché accompagnata da quella vena ironica, che ammanta di soavità all'atmosfera.   

Ragnar Kjartansson The Visitors 
A cura di Andrea Lissoni e Heike Munder
dal 19.09 al 17.11.2013

FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it)

mercoledì 18 settembre 2013

Dai tombaroli a Napoleone a Peruggia. L'arte di rubare arte

Capolavori e furti d'arte. Lo speciale "Archeo"


Il prossimo numero di Archeo, in edicola il 19 settembre, è una monografia sulla storia dei furti dei capolavori. Si va dalla Mesopotamia alla Grecia, sino al nazismo, tra razzie dei potenti e imprese di singoli. Li racconta il docente Marco di Branco


Il giro d'affari del traffico mondiale di opere d'arte rubate sfiora le decine di milioni di dollari ogni anno. L'Italia, che costituisce il più grande giacimento di beni culturali del Pianeta, è oggi il Paese più esposto a questo saccheggio. Fin dall'antichità "possedere la bellezza"  è sempre stato un desiderio a volte irresistibile. Dal 19 settembre la rivista Archeo sarà in edicola con uno speciale interamente dedicato a questo tema, che ripercorre la storia e le ragioni dei furti d'arte, attraverso i casi più clamorosi.

Quello del traffico d'arte è diventato uno dei capisaldi del nuovo crimine transnazionale, secondo solo al traffico di droga. Aree archeologiche importantissime vengono depredate non solo in Italia, ma anche in Grecia, Turchia, Africa settentrionale, Asia. In Cina sono state svuotate oltre 40 mila tombe dell'epoca imperiale, in Perù e in Messico si continuano a saccheggiare le vestigia delle antiche civiltà precolombiane; nei Paesi dell'Europa dell'Est vengono presi di mira i luoghi di culto e rubati oggetti, icone, immagini sacre. L'Unione europea segnala però l'emergenza Italia, poiché essendo il nostro Paese il più grande giacimento di beni culturali esistente al mondo, si trova al centro delle attenzioni dei ladri professionisti che dei "tombaroli" e dei ricettatori. Risalendo nel tempo e percorrendo il passato, l'opera d'arte ha sempre attratto, i furti ci sono sempre stati, prima ancora della nascita del mercato dell'arte: è il potere della seduzione esercitato dalla bellezza, dal mistero e dall'unicità dell'opera ad indurre alla necessità del possesso. 

La rivista Archeo esce in questi giorni con un numero speciale: si tratta di un fascicolo monografico, in edicola il prossimo 19 di settembre intitolato La grande razzia. L'avventurosa storia dei furti d'arte dall'antico Egitto ad oggi. Quello che viene proposto ai lettori è un viaggio "nello spazio e nel tempo sulle tracce dei più celebri furti d'arte della storia". In modo approfondito e dettagliato, viene raccontato dall'autore Marco Di Branco, docente di storia bizantina alla Sapienza, un percorso che parte dalla Mezzaluna fertile del III millennio a. C, passa dalla valle dei Re dell'età della XX dinastia, si sposta nella Cina del III secolo  a. C. fino alla Grecia caduta sotto Roma. Ancora, va dall'Oriente Islamico alla Parigi di Napoleone, per finire con il XX e XXI secolo, tra il nazismo e le collezioni dei grandi musei. Si tratta di una "piccola storia globale" del furto d'arte, che ne spiega le ragioni storiche e sociali, passando in rassegna i casi più controversi e spettacolari. Sul fatto, ad esempio, che la nascita del Louvre si debba all'ingordigia d'arte di Napoleone sono stati scritti interi libri, per lui la grande arte fu presa a simbolo della nuova grandeur francese. 

Fu lo stesso Napoleone a confessare che l'idea gli era venuta proprio in Italia. Nel nostro paese come altrove, il saccheggio veniva studiato a tavolino da un team di specialisti che sapevano benissimo cosa rubare. Torino, Milano, Modena, Parma, Verona, Venezia, Firenze, Roma: nulla sfuggiva agli insaziabili e competenti predatori francesi. Nel maggio 1796 a Milano ancora si combatteva al Castello Sforzesco che già il commissario Tinet era all'Ambrosiana, dove requisiva il disegno preparatorio di Raffaello per la Scuola di Atene al Vaticano, dodici disegni e il Codice Atlantico di Leonardo, il prezioso manoscritto delle Bucoliche di Virgilio con le miniature di Simone Martini, e cinque paesaggi dipinti da Jan Brueghel per Carlo Borromeo e rimasero al Louvre per 17 anni, fino quando il Congresso di Vienna non sancì la restituzione di tutti i beni artistici trafugati dal Bonaparte ai legittimi paesi di appartenenza. Restando al Louvre, non si può non ricordare il furto della Gioconda. Il capolavoro fu rubato da Vincenzo Peruggia, un decoratore emigrato in Francia, che dichiarò di aver preso la Gioconda per patriottismo. 

Voleva appunto restituire alla sua patria il frutto dei saccheggi napoleonici, non sapendo invece che fu Leonardo stesso a regalare il quadro a Francesco I, in segno di riconoscenza per l'ospitalità che il Re di Francia gli aveva offerto nel castello di Cloux. Se siamo il paese più a rischio per l'immenso tesoro artistico che possediamo, al contempo siamo però fortunatamente all'avanguardia per essere la prima nazione al mondo ad essersi dotata di uno speciale organismo della polizia, specializzato proprio in questa tipologia di crimini. L'Unesco nel 1970 suggeriva agli Stati aderenti di adottare misure per impedire l'acquisto di opere d'arte trafugate e per recuperare quelle rubate. Il Comando Carabinieri Tutela Patrimonio artistico nasce già il 3 maggio 1969, e dal 13 settembre 1971 il reparto, venne elevato a Comando di Corpo. Secondo i dati riportati dall'Arma, dal 1970 ad oggi su 438.729 oggetti trafugati ne sono stati recuperati ben 134.614 grazie anche all'affiancamento di tutti i reparti territoriali. Anche il cinema sembra essere affascinato da questa tipologia di furti, come in "La migliore offerta" di Giuseppe Tornatore, dal mondo dell'arte e delle aste si muove un thriller che è ora nelle sale, si tratta di  "In Trance" del regista inglese Danny Boyle. Il film gioca sulla doppiezza e sulle trame più insondabili della psiche e all'origine di tutto c'è un quadro di Goya battuto all'asta a Londra e rubato con un colpo criminale. Peccato però che diversamente dalla realtà, la tela rubata sia introvabile per la stessa banda di delinquenti.

FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it)

lunedì 16 settembre 2013

Open 16. A Venezia l'arte si fa bandiera


In parallelo con la Mostra del Cinema, in Laguna c'è da segnalare anche l'esposizione internazionale di Sculture ed Installazioni che ogni anno offre un ricco e curioso panorama su ciò che gli artisti da tutto il mondo intendono esprimere attraverso la creazione di nuovi oggetti simbolo, intrisi di significati e rappresentazioni


''Sul ponte sventola bandiera bianca'', questo verso che conclude la poesia ''Ode a Venezia'' di Arnaldo Fusinato e che è citato da Franco Battiato nella sua celebre canzone Bandiera bianca del 1981, potrebbe essere il claim più calzante per l'edizione di Open 16, Esposizione Internazionale di Sculture ed Installazioni che fino al 29 settembre sarà in mostra al Lido e all'Isola di San Servolo, parallelamente alla Mostra d'Arte Cinematografica - La Biennale di Venezia. 

Sono molte le ''bandiere'' inizialmente intonse che sono state realizzate per l'esibizione che è diventata ormai un appuntamento fisso di fine estate, e che da spazio ad un elemento che ha un sapore antico ma che con il tempo non ha perso fierezza. L'edizione di quest'anno prende spunto dalla frase "Muovere ciò che è fermo, fermare ciò che si muove" di G. C. Argan, che scrisse a proposito dell'arte del Signorelli; un suggerimento non una tematica che cerca di ''fornire all'artista, un codice, o meglio il significante, una bandiera, un drappo, uno scampolo di tessuto di 3x1 m. elemento grammaticale visivo che si basa su regole sintattiche legate al contesto urbano, alla configurazione spaziale, gli spazi all'aperto", come viene spiegato nel comunicato stampa dell'evento. 
Ideata da Paolo De Grandis e co-curata da Carlotta Scarpa, l'iniziativa ha visto anche per quest'anno la partecipazione di tantissimi artisti provenienti da tutto il mondo.

Innumerevoli le bandiere che vengono in mente scorrendo la storia dell'arte, da quelle presenti in rappresentazioni storiche, alle più recenti realizzate nell'epoca della Pop-art che ha portato a capolavori come la splendida ''Three Flag'' di Jasper Johnson, icona del mondo contemporaneo. "Una notte del 1954 ebbi una visione intensa: sognai di dipingere una grande bandiera statunitense. La mattina dopo cercai i materiali necessari per ricreare quella visione. E tracciai l'immagine su una tela: anzi, se non ricordo male, su un lenzuolo", così testimonia l'autore in una intervista di qualche anno fa. Quel lenzuolo bianco era quindi già una bandiera che attendeva solo di essere sventolata. 

In esposizione si incontrano il lavoro di Yi Zhou, che propone ''sequenze visive ad intermittenza'', mentre Puni si affida  a tessuti, scampoli, canovacci di uso quotidiano per sottolineare la semplicità e l'immediatezza dei rapporti basati sulla convivenza e non sul conflitto. Un autoscatto per Umberto Zampini, propone un gioco di riflessi speculari che  sospendono la vita reale. Si oppone a questo gioco  Alvise Bittente, con la sua non più flag ma flat, ribaltando le regole per  allontanarsi volutamente dall'oggetto desiderato. 
 
Il gusto pop emerge invece nel lavoro di Stefano Fioresi, contaminato da supereroi e nella composizione inedita di parole per Marotta & Russo, parola come forma e contenuto. 
Ma il superamento vero del tema arriva con Marco Nereo Rotelli, che ha realizzato  bandiere che si trasformano in dischi d'acciaio che ricreano un cosmo nel quale gli stendardi si affastellano compiendo un ispirato disegno decorativo. Da sottolineare poi la partecipazione di artisti dell'emergente contesto Taiwanese come Chen Chun-Hao, Chou Yu-Cheng, Mei Dean-E, Yao Jui-Chung. 

In questa edizione il Premio Open 2013 è stato assegnato alla regista Serena Nono, mentre l'opera vincitrice è quella realizzata dall'artista Marco Nereo Rotelli. Tra le novità c'è ancora da aggiungere  la prima partecipazione della Repubblica dell'Azerbaigian, presente con i propri Artisti.

Più di settanta Paesi, centocinquanta curatori di fama internazionale, quattrocento artisti: per ben dieci di loro un trampolino importante per la successiva partecipazione alla Biennale di Venezia. Anche il Leone d'Oro alla carriera di quest'anno Marisa Merz aveva partecipato nel 2002, e come lei in altre edizioni artisti del calibro di Marc Quinn, Yoko Ono, Otto Fischer, ed Enzo Cucchi. 

FONTE: Valentina Tosoni (repubblica.it)

domenica 15 settembre 2013

Pechino celebra Giuseppe Verdi


A Piazza Tienanmen una mostra multimediale festeggia il bicentenario della nascita del compositore italiano.

Nel bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, anche Pechino si unisce alle celebrazioni con la mostra “Verdi, l’invenzione del vero – ovvero l’alfabeto del sentimento umano”, che occuperà uno spazio di 800 metri quadri, messo a disposizione dal Museo Nazionale della Cina in Piazza Tienanmen. 

Il percorso espositivo che aprirà al pubblico dal 15 settembre al 17 novembre, prevede l’installazione di 21 schermi incorniciati come opere d’arte. Ogni televisore corrisponderà ad una lettera del nostro alfabeto, a sua volta associata ad un concetto o ad un sentimento esplorato dall’opera verdiana. A di amore, B di bandiera, C di costrizione, D di dolore e via dicendo, fino a costruire un vero e proprio lemmario. Sugli schermi scorreranno intanto immagini di repertorio fornite dalla Rai, partner della mostra. 
Al Va’ Pensiero, di cui verrà presentato anche il manoscritto originale, la mostra multimediale dedica un’intera sala al centro dell’allestimento. 

Le previsioni sull’affluenza di visitatori sono molto positive: l’ambasciata d’Italia a Pechino è impegnata nell’organizzazione di un tour della mostra in dieci città cinesi, e nel corso del 2014 sono già in agenda altre tappe sparse sul continente asiatico a partire da Singapore. 

FONTE: arte.it

sabato 14 settembre 2013

Museo del Violino di Cremona, inaugurazione

Appuntamento per gli appassionati dal 14 settembre 2013

La città del torrone e dello Stradivari si prepara a dare il benvenuto alMuseo del Violino, un nuovo polo museale volto a celebrare a 360 gradi gli strumenti ad arco più sofisticati di sempre.
Sabato 14 settembre 2013 la cattedrale della musica inaugura ufficialmente i propri spazi espositivi, alla presenza delle autorità, e dadomenica 15 settembre apre al pubblico. La ristrutturazione della location è stata realizzata grazie all’impegno dell’imprenditore Giovanni Arvedi e della Fondazione Arvedi Buschini.
Il nuovo MdV racconta la storia del violino, i sistemi di costruzione, le vicende delle famiglie di liutai cremonesi, ed espone capolavori delle collezioni che fino ad ora si trovavano nel Palazzo Comunale, nel Museo Civico Ala Ponzone e nelle esposizioni temporanee di strumenti storici Friends of Stradivari.
Il Museo ospita anche un Auditorium da 500 posti, progettato dagli architetti Palù e Bianchi e supportato dal contributo di Yasuhisa Toyota che ha curato l’acustica di quello che è destinato a diventare l’ambiente ideale per l’ascolto del suono dei violini dei grandi maestri della liuteria cremonese.
Per visitare il Museo del Violino in tutta comodità si può scegliere di soggiornare nei CremonaHotels, tre alberghi situati in pieno centro cittadino, che offrono il biglietto di ingresso al Museo. L’Hotel Continental è un nuovissimo design hotel, costruito con la filosofia del risparmio energetico e dell’utilizzo di materiali ecocompatibili; Dellearti Design Hotel è un quattro stelle superior di ispirazione design, a due passi dalla piazza principale di Cremona; l’Hotel Impero è un quattro stelle in stile classico ristrutturato totalmente nel 2003, ed è situato in una delle piazzette più belle del centro storico di Cremona, a soli 50 metri dalla splendida Piazza Duomo e proprio di fronte al MdV.

Ecco il programma del concerto inaugurale tenuto dall’orchestra d’archi Festival Strings Lucerne, in calendario domani alle 21.00 presso l’Auditorium Giovanni Arvedi del nuovo Museo del Violino(lo spettacolo verrà trasmesso in diretta su un maxischermo allestito in Piazza Marconi e sul canale televisivo Cremona 1):
Orchestra Festival Strings Lucerne
Arabella Steinbacher, violino
(violino Antonio Stradivari “Booth” 1716, Nippon Music Foundation)
Daniel Dodds, violino concertatore
(violino Antonio Stradivari “ex Haemmerle-ex Baumgartner” 1717, Fondazione Festival Strings Lucerne)
Felix Mendelssohn Bartholdy, Sinfonia n.10 in si minore per archi MWV N10
Wolfgang Amadeus Mozart, Concerto n.4 in re maggiore per violino e orchestra K 218
Richard Wagner, Preludio da “Tristan und Isolde” (arrangiamento per orchestra d’archi a cura di Werner Thomas-Mifune)
Wolfgang Amadeus Mozart, Concerto n.5 in la maggiore per violino e orchestra K 219

FONTE: quotidiano.net

venerdì 13 settembre 2013

Start Up 20 20 artisti per la Galleria 20


Dal 15 settembre al 02 ottobre 2013 c/o Galleria 20 Corso Casale, 85 - Torino
Start Up 20. 20 artisti per la Galleria 20

Stefano Accorsi
Stefano Accorsi è nato nel 1966 a Sarzana (SP), dove oggi vive e lavora. Ha preso parte a numerose rassegne collettive in Italia e all’estero. Tra le principali mostre personali ricordiamo: nel 2012 "Psyché", presso Galerie Gour-Beneforti a Bastia, Corsica; nello stesso anno "Walk on the light side" alla Galleria Zamenhof di Milano; nel 2007 "Psiche" presso la galleria C'est Tout Un Art in Firenze; nel 2000 "Pulsioni-Geometrie" al Palazzo Civico di Sarzana. Nel corso dellʼattività ha ricevuto vari riconoscimenti, è stato finalista nel 2001 e nel 2006 del Premio Arte Mondadori; si è aggiudicato il premio Città di Novara nel 2004 e il premio Saturarte Genova nel 2005.

Nino Aimone
Nino Aimone è nato a Torino nel 1932. Ha frequentato lo studio di Felice Casorati dal 1951 al 1954 e dal 1967 ha insegnato all’Accademia Albertina di Torino. Nel 1989 gli viene assegnata una cattedra di decorazione a Venezia e quindi dal 1990 di nuovo a Torino. Esordisce con la prima mostra nel 1954, partecipando in seguito a importanti rassegne nazionali ed internazionali, sia nel campo della pittura e sia in quello della grafica. Partecipa a rassegne d’arte quali: la XXVIII e XXIX Biennale di Venezia, la Quadriennale di Roma, e la XXIV e XXIX Biennale di Milano.

Daniela Baldo
Daniela Baldo è nata a Susa (To) nel 1955; oggi vive e lavora a Bussoleno. Si è diplomata al II° Liceo artistico di Torino. Esordisce con la prima mostra nel 1980 e dal 1996 si dedica alla conduzione del Centro Promozione Belle Arti "Arte e Arti" in Bussoleno. Ha partecipato a mostre collettive e personali nelle città di Rovigo, Torino, Padova, Reggio Emilia, Moncalieri, Milano. Sue opere sono in permanenza presso la galleria Schubert di Milano, la galleria comunale d’arte contemporanea di Cerreto Laziale, il museo d’arte contemporanea di Alessandria d’Egitto e il MAUI museo arti unità d’Italia di Teano (CE). E’ presente nelle pubblicazioni di M. Binci I, Volume Artisti contemporanei Regione Piemonte e Valle d'Aosta, Mondadori, 1998; in Art Diary 2005-2006-2007-2008, Politi Editore; in Arte-Incontro in Libreria, libreria Bocca e nel volume Lo Spirito della Materia, a cura di Paolo Levi e Giovanna Barbero, edizione Mondadori.

Andrea Boldrini
Andrea Boldrini è nato a Napoli nel 1955. Consegue il diploma al liceo artistico di Genova nel 1974. E si è diplomato nel corso di pittura nel 1978 all’Accademia di belle arti di Brera, Milano. Tra le mostre più rilevanti segnaliamo: la mostra in corso dal 1 giugno al 24 novembre 2013, “Over Play” al Palazzo Albrizzi, l’evento collaterale della 55° Biennale di Venezia; nel 2012 la mostra personale “Le ragioni del sentimento” a Palazzo Zenobio, Venezia. Ha partecipato poi, nello stesso anno e luogo, alla mostra collettiva “La via Italiana all’informale. Ultime tendenze” che nel 2013 è stata allestita anche al Palazzo della Racchetta di Ferrara in occasione della presentazione del volume: “La via Italiana all’informale. Da Afro, Vedova, Burri alle ultime tendenze”, a cura di Virgilio Patarini edito da Giorgio Mondadori. Inoltre tra le molte mostre personali segnaliamo nel marzo del 2011 “Orizzonti di attesa” alla galleria Zamenhof, Milano e a luglio del 2011 “Ricalcolo” presso il complesso museale Monastero di S. Chiara, Napoli.

Roberto Borra
Roberto Borra è nato a Torino nel 1961. Già da bambino manifesta un amore per il disegno e per la fotografia. Suo padre Aldo gli regala una vecchia fotocamera Kodak a soffietto del 1928 e di lì comincia la passione per la fotografia. Tra le esperienze principali, oltre a quelle da reporter giornalistico per importanti riviste nazionali ed estere, vanno citate quelle espositive al “Photosalon” della Biennale Internazionale di fotografia di Torino, all’ “Expò di Arte e Fotografia” di Berlino, a “L’eau et l’art” di Parigi, a “Dramatis Personae” di Ferrara, Palazzo Racchetta. Nel 2007 ha interamente realizzato e  pubblicato per Neos Edizioni il libro fotografico "Valle di Susa - appunti di viaggio”. E nel 2010 ha pubblicato un calendario artistico per Lem Art Group che ne acquisisce i diritti di pubblicazione e vendita a livello mondiale. Attualmente è titolare e art director di RB Art Gallery nonché direttore responsabile della Rivista20

Simone Boscolo
Simone Boscolo è nato a Milano nel 1976, dove vive e lavora. E’artista ed illustratore, tra le principali pubblicazioni risale il volume “Post Avanguardia”, edito da Mondadori, Milano 2010. Tra le esperienze artistiche principali si annoverano le personali del 2013: “La grazia della sua ferocia” presso lo studio Cinquemiglia a cura di Tiziana Cera Rosco e la “Narrazione arcaica nella pittura onirica” allo spazio Emmaus di Milano, a cura di Alessandro Rizzo; poi nello stesso anno ha partecipato alla mostra collettiva “Game Over” presso la galleria Zamenhof curata di Virgilio Patarini. Nel 2012, si ricorda la personale “Vita, morte e miracoli di Emanuele Gudester”, presso la Galleria Zamenhof curata da Valentina Carrera; nel 2010 la collettiva “Post Avanguardia” organizzata al Castello Estense di Ferrara, al Castello Malaspina di Massa e al Castello di Carlo V di Lecce.

Enzo Briscese
Enzo Briscese è nato a Venosa (Pz) nel 1952. Inizia a dipingere negli anni sessanta sotto la guida del pittore Lillo Dellino di Bari e nel decennio successivo prosegue la sua formazione pittorica nell’ambiente artistico veneto. Dopo quel periodo partecipa a numerose mostre nella sua regione d’origine e in Puglia. Negli anni settanta si trasferisce a Torino, dove vive e lavora. Tra le esposizioni più importanti segnaliamo: nel 2006 la mostra “Maestri italiani a Praga” della Galerie Brehova di Praga; nel 2008 la personale “Fabbriche dismesse” presso la Galleria Ariele, Torino; nel 2009 la mostra “Oltre la realtà” presso la Pinacoteca Civica di Imperia, poi anche alla Galleria Zamenhof di Milano, alla Galleria Ariele di Torino e alla Galleria Il Rivellino di Ferrara; nel 2010 la mostra itinerante “Postavanguardia” presso la galleria Zamenhof di Milano, il castello Estense di Ferrara, il castello Malaspina di Massa e il castello Carlo V di Lecce.

Sarka Mrazova Cagliero
Figlia d’arte, nata a Ostrov nad Ohri (Rep. Ceca), si è presto trasferita a Karlovy Vary. Qui frequenta la sua prima scuola d’arte e si trasferisce in Italia nel 1985, dove oggi vive e lavora. Ha esposto in numerose sedi nazionali e internazionali, tra le più importanti segnaliamo: nel 2012 “Cromatismi: immersioni poetiche” presso la Galleria Ariele di Torino; nel 2011 “Redstara Hangzhou di Shanghai; nel 2012 “150 Anni dell’Unità d’Italia” al Castello di Valentino di Torino e la “La nuova figurazione” alla Pinacoteca Civica di Imperia; nel 2009 “Internazionale Italia Arte” alla Villa Gualino di Torino; e poi ancora in città come Egitto, Belgio, Repubblica Ceca, Isole Canarie, Roma, Spoleto.

Giustino Caposciutti
Giustino Caposciutti è nato a Civitella della Chiana (AR) nel 1946. Vive e lavora a Torino. Si è diplomato in pittura ed incisione presso l'Accademia di Belle Arti di Torino. Inizia ad esporre dal 1972 partecipando a personali e collettive, alcune delle principali mostre sono la personale del 2001 “Heart Art” presso lo Studio Pictor di Torino e la mostra “Notti di luna”al Castello di Moncucco di Rivoli; nel 1998 “Dialogue” a Chisinau (Moldavia), Biennale d'arte tessile. Inoltre, le sue opere sono presenti nelle collezioni pubbliche della Civica Galleria d'Arte Moderna di Gallarate e il Museo Valdese di Torre Pellice.

Valentina Carrera
Valentina Carrera è nata a Milano nel 1975. Si diploma in Scenografia all'Accademia di Belle Arti di Brera nel 1998. Segue poi un corso di Iconografia e Teologia presso l’Università ortodossa di Mosca “Ioanna Bogoslova” e si specializza in fotografia per la moda alla scuola “R.Bauer” di Milano. Tra le principali mostre personali segnaliamo: nel 2010 “Bereshit” al Chiostrino S.Eufemia di Como, con catalogo Mondadori; nel 2012 “Bereshit”alla galleria Civica di Monza; nel 2012 “Symbols”alla galleria Vista di Roma; nel 2012 “Symbols”al Padiglione Islanda, Palazzo Zenobio, Venezia; nel 2013 “Bereshit”al Palazzo della Racchetta di Ferrara, in occasione della settimana del libro ebraico in Italia. È presente in numerose pubblicazioni nazionali come il C.A.M., Catalogo d’Arte Moderna, Mondadori, 2011-2012-2013, “Post-Avanguardia”, “Terza Dimensione”, sempre Mondadori editore, 2011. Articoli su di lei sono apparsi su “Arte”, “Arte Contemporanea” e altre riviste specializzate.

Fabio Cuman
Fabio Cuman è nato a Varese nel 1972. Ha lavorato con noti artisti italiani e internazionali. Le sue opere sono presenti presso il Museo "Sellye" in Ungheria e "Kunstlekreis Burksdtrechau" in Austria. Diverse testate editoriali e giornalistiche si sono interessate al suo lavoro: Arte Mondadori, Arte Contemporanea, Arte In, Il Corriere della sera, Il Giornale, e molte altre. Tra le principali mostre personali ricordiamo: la personale di pittura e di scultura nel 2003 presso il Castello Carini di Palermo; la personale antologica “Legends a lost of wood” del 2012 presso la galleria Zamenhof di Milano; “L’armata della cenere” del 2012 alla Sala Olimpia di Milano e nel 2007 "L'alchimista del colore" presso lo studio d'Arte La Fortezza di Savona. È presente in pubblicazioni nazionali come il C.A.M., Catalogo d’Arte Moderna, Mondadori, 2011-2012-2013, “Post-Avanguardia”, “Terza Dimensione”, sempre Mondadori editore, 2011. Numerosi i cataloghi di mostre personali.

Paolo Facchinetti
Paolo Facchinetti è nato a Nembro (Bg) nel 1953, dove vive e lavora. Inizia la sua formazione artistica all'Accademia Carrara di Belle Arti a Bergamo frequentando i corsi di disegno e di nudo. Artista poliedrico, l'astrazione e la figurazione sono parti complementari del suo percorso. Dal 1972 espone le sue opere in numerose mostre personali, collettive e partecipa a rassegne d'Arte nazionali e internazionali. Tra le più rilevanti segnaliamo le seguenti personali: nel 2012 “Di luce e d’ombra” al Palazzo Zenobio di Venezia; la personale al MAMEC, Museo d’Arte Moderna e Contemporanea, Cerreto Laziale (RM); “Di luce e d’ombra”alla galleria Zamenhof di Milano; e la personale nel 1998 presso la galleria Ca' Gromasa ad Albino (Bg). È presente inoltre in numerose pubblicazioni nazionali come il C.A.M., Catalogo d’Arte Moderna, Mondadori, 2011-2012-2013, “Post-Avanguardia”, “Terza Dimensione”, sempre Mondadori editore, 2011. Si sono occupate di lui testate di settore di rilevanza nazionale come “Arte”, “Arte Contemporanea”, e altre.

Jindra Husarikova
E’ nata a Trmice (Rep. Ceca) nel 1931. Dopo essersi diplomata alla Scuola Statale di ceramica di Teplice, ha completato gli studi alla Scuola Superiore artistico- industriale di Praga nel 1955. Dal 1959 ha partecipato a numerose rassegne in musei e note gallerie e in mostre personali, a Roma, Napoli, Aosta, Milano, al Civico Museo di Pinerolo, al Chiostro di Voltorre a Gavirate. Dagli anni sessanta ha partecipato a mostre collettive in Israele, U.S.A. e Giappone. In Italia ha esposto per la prima volta nel 1969 presso la galleria l’Approdo di Torino.  Nel 1974 ha vinto la medaglia d’oro al Concorso Internazionale Pittura 2000 a Napoli. Nel  1980 le è stato assegnato il titolo accademico Honoris Causa dalla Società Internazionale Vanvitelli  di Napoli. Nell’87 ha partecipato con una mostra personale alla Palazzina di Caccia di Stupinigi e, nel 2000 è stata premiata dall’Accademia Masaryk di Praga per la sua attività in campo artistico.

Franco Margari
Vive e lavora a Firenze. Dopo una lunga esperienza in campo grafico, da 25 anni si dedica anche alla pittura. In questo arco di tempo ha intensificato la sua attività espositiva partecipando a numerose collettive, personali e fiere d’arte. Tra le più importanti citiamo la personale del 2000 alla Galleria Art Point Black, qui ha esordito con il suo primo ciclo “Orizzonti”; quella al Centro d’Arte Puccini e alla Villa Medicea di Poggio Imperiale. Si ricorda inoltre la mostra del 2004 al Museo Diocesano di Firenze con 12 lavori ispirati al Vangelo di Giovanni, uno dei quali è presente nella collezione del Museo; la mostra al Consiglio della Regione Toscana, dove ha esposto 20 lavori, uno dei quali fa parte della Pinacoteca Regionale, sempre nel 2004 ha partecipato al Concorso Internazionale  Firenze e ha vinto il primo premio Fiorino D’oro per la pittura. Ha fatto parte nel 2006 del movimento “NE5” con altri 4 artisti fiorentini, da questa esperienza risale la mostra al Palagio  di  Parte  Guelfa  a  Firenze.

Moreno Panozzo
Moreno Panozzo è nato nel 1963 ad Asiago (Vi). Designer di formazione, inizia la professione lavorativa nel 1983 occupandosi anche di architettura, scenografia, grafica, moda, letteratura. Eventi, installazioni e performances svoltesi in tutto il mondo, vengono raccolte e documentate su importanti volumi monografici. Ha pubblicato molteplici volumi, citiamo dello stesso Editoriale Giorgio Mondadori: Apri la tua anima (2005), Uno e 1/2 (2005), The walls of the soul (2010). Nel solo anno 2012 è tra le molte città, a Sidney con “Impronte” al Milk Factory and Exhibition Space, a Monaco all’ Art Monaco, a Milano al Temporay Museum for New Design e con la personale “Impronte” alla galleria Zamenhof, a New York, 5th Ev Art Project in Chelsea, Emoa Space Gallery, in Giappone a Fukuoca alla Oishi Gallery, a Milano con “Tracce” alla Galleria Zamenhof, a Praga alla Chemistry Gallery e a Miami alla The Lunch Box Gallery.

Virgilio Patarini
Virgilio Patarini nasce a Breno (BS) nel 1967. Non solo artista ma anche critico e curatore, ha diretto a Milano l’Atelier Chagall dal 2003 al 2013 e la Galleria Zamenhof dal 2008 al 2013 e ha curato dal 1998 ad oggi oltre trecento mostre di arte contemporanea e più di cinquanta volumi. Dal 2011 è consulente del C.A.M della Mondadori e per questo editore dal 2010 ad oggi ha curato numerose pubblicazioni. Tra le più recenti: “La via italiana all’Informale. Da Afro, Vedova e Burri alle ultime tendenze”, febbraio 2013, di cui è in preparazione il secondo volume, in uscita nel 2014, in collaborazione con l’Archivio Afro di Roma e la Fondazione Vedova di Venezia. Tra i molti luoghi prestigiosi dove ha proposto le sue opere (quadri, sculture e soprattutto installazioni) ricordiamo: il Grand Palais di Parigi, Salon Comparaisons, nel  2010, 2011, 2012, 2013; Palazzo Zenobio a Venezia, nel 2012, il Castello di Carlo V a Lecce, nel 2010, 2011 e 2012, il Castello Estense di Ferrara, il Castello Malaspina di Massa, la Pinacoteca Civica di Imperia, nel 2010; e prima ancora al Palazzo Beato Jacopo di Varazze, nella Sala del Quattrocento a Pontremoli, a Villa Marrazzi a Cesano Boscone; e in numerose gallerie private a Torino, Milano, Roma, Fucecchio, Conegliano, Como. Tra le personali più recenti ricordiamo quella al Padiglione Islanda, Palazzo Zenobio, a Venezia, nel 2012 e quella alla Galleria Vista di Roma nel 2013.

Luigi Profeta
Luigi Profeta è nato a Milano nel 1969, vive e lavora a Cormano (MI). Ha effettuato numerose esperienze nel campo della fotografia e collaborato con laboratori privati e fotografi di livello nazionale. Nel 1999 ha cominciato la sua esperienza artistica in campo pittorico da autodidatta con la spinta del Maestro Alfonso Madaluni. Nel 2004 comincia a organizzare corsi di pittura e creatività per bambini, e corsi di pittura per adulti. Tra le esperienze artistiche principali segnaliamo nel febbraio 2012 la personale “Post Scriptum” presso la galleria Zamenhof di Milano, nel marzo 2008 la personale “I Paesaggi dell’Anima” all’Enterprise Art Gallery, Milano;  nel 2010 la collettiva "Post - Avanguardia" al Castello degli Estensi di Ferrara, al Castello di Carlo V di Lecce e al Castello di Malaspina di Massa; nel 2012 “Koinè” al Palazzo Zenobio di Venezia. E’ presente nelle pubblicazioni La materia e il colore – cataloghi d’arte editoriale Giorgio Mondadori, 2010; Arte da mangiare – società Umanitaria Milano, 2011;  C.A.M. , Catalogo Arte Moderna n° 48, Giorgio Mondadori 2012.

Edoardo Stramacchia
Edoardo Stramacchia è nato ad Anfo (BS) nel 1949. Inizia l'attività artistica nel 1971. Le prime esperienze si confrontano con un mondo surreale vicino al lavoro di Tanguy; nel 1973 è la volta della prima personale presso la galleria Paganora a Brescia. Nel 1975 entra nel gruppo Sincron, ed entra in contatto con grandi artisti come Julio Le Parc e Bruno Munari. Successivamente si avvicina alla Poesia Visiva entrando in contatto con Eugenio Miccini e Ugo Carrega. Nel 1980 fonda con Bonetti e Tancredi il gruppo TREA, a questo periodo risalgono diverse esposizioni di cui una presso la galleria Vismara a Milano. Nel 1981, ‘82, ‘85 espone al Salon al Grand Palais di Parigi. Numerose sono le sue mostre sia personali che collettive, tra le più recenti segnaliamo: nel giugno 2012 l’antologica alla galleria Zamenhof di Milano, nel settembre 2010 la personale al Museo Crocetti di Roma, nel 2007 l’evento collaterale "Camera 312" alla 52a BIENNALE di Venezia, nel settembre 2006 la personale presso la Rocca Medicea di Cortona(AR).

Sasha Zelenkevich
Sasha Zelenkevich è nata a Minsk, Bielorussia nel 1982.
Si è diplomata presso l'Istituto d'arte statale Glebov di Minsk, in seguito frequenta l'Accademia di Belle Arti di Roma. Tra le esperienze artistiche principali segnaliamo: nell’aprile del 2012 la doppia personale con Raffaele Quida “Epifanie” presso la galleria Zamenhof, a cura di Valentina Carrera; nel 2011 la collettiva “Orizzonti di attesa” al Castello Carlo V di Lecce; nel 2009 StartUp - rassegna internazionale d’arte emergente - Sala R.Birolli, a Verona; nel 2007 la doppia personale con Serge Gualini “Intimismi” all’Atelier777 a Popoli (PE). Ha partecipato inoltre, dall’anno 2008 al 2011 a diverse edizioni di Ar(T)cevia - International Art Festival - di Arcevia.

Alessia Zolfo
Alessia Zolfo è nata a Napoli nel 1984.
Ha frequentato la facoltà di lettere e filosofia presso La Sapienza di Roma. Si è diplomata in pittura e tecniche dell’incisione presso l’Accademia di Belle Arti di Frosinone. Da più di dieci anni opera nel campo delle arti visive e partecipa a mostre ed eventi in Italia e all’estero, ne citiamo alcune importanti: nel 2011 ha esposto al Padiglione Italia della 54° Biennale di Venezia curata da Vittorio Sgarbi; nel 2013 è stata selezionata alla Biennale Internazionale d’arte di Palermo, curata da Paolo Levi e Sandro Serradifalco. Ha esposto anche in gallerie e spazi pubblici quali, La Spadarina di Piacenza, la galleria Ariele di Torino, la galleria Zamenhof di Milano, la Pinacoteca d’Arte Contemporanea di Gaeta di Roma, il Palazzo Reale di Caserta, l’Ambasciata Araba d’Egitto di Roma, la Pinacoteca di Imperia, la Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, Technopolis di Atene, il MACRO di Roma. Si è aggiudicato il premio Basquiat per la giovane pittura under 30, del concorso “Premio Il Segno 2011” di Milano e nel 2010 è stata selezionata per il Premio Celeste Italia e Celeste Prize International di New York.
FONTE: Marta Oroni